Dopo l'assemblea di Milano la Rete organizza l'opposizione in CGIL, che ne pensi?

15 commenti:

Eskimo ha detto...

Penso sia una speranza di ridare voce ai senza voce. Forza rete 28 aprile!

Eskimo ha detto...

PEnso che sia la speranza di ridare voce ai lavoratori! Forza rete 28 aprile!

Anonimo ha detto...

MI SEMBRA VERAMENTE OPPURTUNO FARE QUALCOSA CHE SERVA VERAMENTE AI LAVORATORI E NON AI "SINDACALISTI"!

Anonimo ha detto...

E' necessario che le aree CGIL di lavoro e società e rete 28 aprile trovino un accordo con i sindacati di base per costruire all'interno o all'esterno(più probailmente) una nuova unità sui temi del lavoro,per contrastare quello che sembra prospettarsi,uno spostamento della CGIL sulle posizioni della CISL verso un sindacato sempre più compattato su posizioni filopadronali dove la parola d'ordine è concertazione e dove la merce di scambio sono i diritti e i salari dei lavoratori

Anonimo ha detto...

mi sembra una colossale scemenza solo per dare visibilità al cremaschi

outis ha detto...

Iniziativa assolutamente indispensabile

Anonimo ha detto...

Da dove iniziare per provare a spiegare il "sentirmi" disadattata come lavoratrice ?
Parto col dire che fino a ieri era mia ferma convinzione che il sindacato rappresentasse gli interessi dei lavoratori ma, ho dovuto ricredermi e ci ho messo un po’ di tempo per digerire la questione.
Chi vi scrive è, tra le altre cose, una ex RSU convinta della bontà di questo ruolo tanto da compromettere, senza ripensamenti, la propria carriera in azienda pur di "provare" a far rispettare i diritti dei lavoratori.
Un'idealista, quindi !
Credo nella forza delle idee e credo fermamente che sia necessario, oggi più che mai, che qualcuno si faccia carico di questi lavoratori bistrattati da destra e da sinistra.
Credo nell'indipendenza del sindacato dalla politica pur essendo, come cittadina, politicamente schierata.
Ciò che intendo dire è che, pur potendo riconoscersi maggiormente in un governo piuttosto che in un altro, non si deve mai perdere di vista l'obiettivo principale : la tutela del lavoratore.
Negli ultimi anni il sindacato ha perso forza e voglia di fare e si è orientato soprattutto verso la auto-referenzialità.
E' necessario un ritorno alla democrazia, un ritorno all'ascolto delle necessità e delle volontà della base.
Non si può continuare a prendere decisioni senza aver ascoltato i diretti interessati e dando per scontato il loro assenso.
Inoltre, questa politica della mediazione a tutti i costi, della concertazione dove ci ha condotto e che futuro può prospettarci ?
Pur di non arrivare allo scontro e pur di essere legittimati, si firma qualsiasi cosa. E questo lo si vede sia a livello nazionale che a livello locale ed aziendale.
Il ruolo delle RSU è completamente svilito. Nella mia azienda ci si è ridotti a rincorrere le decisioni del management (che fa bene il suo mestiere quando si tratta di togliere diritti!) e a provare a tamponare il problema quando si presenta.
Ma le questioni importanti andrebbero analizzate e si dovrebbe provare a prevenire gli "attacchi" dell'azienda piuttosto che mettere poi qualche cerotto.
Vorrei un sindacato diverso da quello attuale e da quello che prevedo sarà (anche la CGIL) nel prossimo futuro.

Essere iscritti ha un senso quando si ha la certezza che chi ti rappresenta sta dalla tua parte !

Ben venga la Rete che organizza l'opposizione in CGIL.

E.C.
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Anonimo ha detto...

Occorre costituire l'Area presentarsi al congresso, con tematiche assolutamente alternative alla piattaforma confederale.
Dopodichè se si vince al congresso si mete in discussione tutto, altrimenti si deve prendere atto che non ha più senso restar parte di opposizione in CGIL e fare il passo successivo. organizzarsi con il sindacato di Base e costituire un nuovo sindacato di classe, dove convergano le varie sigle non concertative.

Anonimo ha detto...

Sarebbe opportuno cominciare ad individuare un movimento a cui fare riferimento, tipo Alternativa Comunista.

Già che c'era Cremaschi avrebbe potuto candidarsi.

Anonimo ha detto...

Democrazia è potersi esprimere anche se non si è d'accordo.
Opporsi è uno strumento democratico.
Opporsi nella CGIL significa renderla più democratica.

Anonimo ha detto...

Che vi sia un'area critica all'interno della cgil, è bene. Che essa possa sganciarsi e avviare un'altro percorso è altrettanto difficile. Al punto in cui si è, solo un terremoto sociale, ambientale, o economico, può obbligare fuori a mettersi insieme, dentro il sindacato la spinta ad uscire. E al momento non vedo premessa.
Comunque se lo fate vi seguirò.
Quantomeno per non essere complice con il mio finanziamento del sindacalismo di stato.

Anonimo ha detto...

Un bel sogno ma come si fa a mettere insieme Cobas, cub, usi,sdl, slsi cobas, unicobas... ognuno sindacatino identitario,ideologico?
Il percorso.
Percorso non è farsi cacciare dalla cgil. Ogni momento è buono.Ma quale cultura si mette in campo per sciogliere ghiacciai e slacciare corazze dei vari sindacatini?
Perchè rifognazione dovrebbe ordinare ai suoi di "lavoro e società" di rompere le righe che non ha mai rotto quanto il suo 30% è ben piazzato e non ha nessuna voglia e interesse di rischiare a volare?
Il governo che verrà?
E da quali nuovi presupposti dovrebbe partire l'abbandono culturale e politico del padre (PD)
Ma veramente avete una qualche speranza che la nuova collocazione parlamentare costringa rifognazione a battere i marciapiedi della riviolta?
Vedere per credere? ho già visto.

Anonimo ha detto...

Non ce n'è di altre strade. bisogna unire i lavoratori, anche contro il neocorporativismo sincacale, tanto assimigliante al quello del forse dimenticato ventennio. Chi non vuole unire i lavoratori e vuole mantenere il proprio orticello non li vuole organizzare per vincere, ma semplicemente per esistere e mantenersi un posto al caldo ben pagato.
sono d'accordo che non bisogna farsi buttare fuori, come è successo a me, ma bisogna uscire di spontanea volontà dal vicolo cieco del sindacato di stato.
grazie dello spazio

Anonimo ha detto...

Non ce n'è di altre strade. bisogna unire i lavoratori, anche contro il neocorporativismo sincacale, tanto assimigliante al quello del forse dimenticato ventennio. Chi non vuole unire i lavoratori e vuole mantenere il proprio orticello non li vuole organizzare per vincere, ma semplicemente per esistere e mantenersi un posto al caldo ben pagato.
sono d'accordo che non bisogna farsi buttare fuori, come è successo a me, ma bisogna uscire di spontanea volontà dal vicolo cieco del sindacato di stato.
grazie dello spazio

Anonimo ha detto...

La Fondazione Biennale continua a non riconoscere i lavoratori stagionali che operano all'interno delle "sue" strutture durante le mostre di Arte e Architettura (non sono nemmeno riconosciute le loro RSA lasciate fuori dagli incontri sindacali). Relegati a lavoratori di serie B, vengono assunti da soggetti terzi che fungono da veri e propri negozi umani (esternalizzazione). Molti stagionali fanno questo lavoro da anni e considerano la Biennale come un punto di riferimento lavorativo per gli anni a venire. Quest'anno, nonostante sia la mostra più visitata d’Italia e viva dei fondi pubblici, ha risparmiato sul personale e sulla busta paga dei superstiti, è stato necessario uno sciopero a luglio, il problema che si pone non è nuovo: nel corso degli anni i lavoratori sono stati sottoposti ad un continuo cambio di agenzie e di cooperative e quindi costretti a subire e affrontare i conseguenti problemi legati al mancato rispetto del CCNL. Questa condizione di precarietà fa si che ogni anno si ricominci da capo, prima con l'angosciosa attesa di essere riassunti per la nuova stagione, e dopo nella estenuante difesa dei pochi diritti in possesso e nella speranza di una piena regolarizzazione. La strategia di questi “gerarchi economici” è sempre la stessa: il muro di gomma fatto di silenzio tempistiche lunghissime frammentazione dei datori di lavoro che tende a rendere inefficace ogni recriminazione. Naturalmente la cgl-filcams si comporta come fosse corrotta.....