Se la sono cercata.......hanno promesso molto ai lavoratori e niente è stato mantenuto. E poi, l'abominevole frase quotidiana dei comunisti " se no cade il governo".......seza commenti. Chiaro voto di protesta. Cremaschi, in questi 5 anni hai la possibilità di creare qualcosa, non perdere tempo!!!!
Dire parole ormai è tardi si tratta di tirarsi su le maniche e guardare il giorno dopo positivamente ricominciando dai principi facendo scuola di economia es; se tolgo l'ICI i comuni dove attingeranno i soldi per asili scuole strade illuminazione ecc quello che voglio dire e far ragionare le persone altro es . mi capita un icidente e rimango con qualche andicap se non ho un sistema pubblico ke mi segua chi mi cura .?se non pago le tasse come faccio a mantanere ospedali forze dell'ordine ecc e se faccio in poche parole il discorso da fare è IO LAVORO X TE TU LAVORI X ME è questo che si deve far capire alla gente x avere una pensione dignitosa x i giovani x il futuro
è davvero incredibile che in un paese antifascista come l' Italia non sia stato eletto nessun rappresentante comunista. Politici riflettete e iniziate ad essere coerenti con il vostro elettorato. HASTA SIEMPRE.
giorgio chi scrive e'un lavoratore che e' stato deluso dal sindacato cgil,dalla fiom,e dalla sinistra arcobaleno,ma sopratutto e' stato deluso da tutti i lavoratori delle fabbriche,dei servizi dei call-centre e dal tutto il mondo del lavoro che hanno votato lega pd e pdl credo che tutti loro hanno demolito credo che tu sia la persona piu' adatta per prendere in mano un partito come rifondazione comunista e riportarlo ai suoi valori senza se senza
Cremashi, io sono con te, avanti con indipendenza e democrazia , credo sia l'unica strada a questo punto percoribile, per salvare il nostro sindacato, gli attacchi che si preannunciano sono durissimi, i padroni stanno già stumentalizzando a loro favore i risultati elettorali , mi riferisco alla sconfitta della sinitra arcobaleno, gli ultimi commenti di Montezemolo parlano chiaro. ricordiamoci che l'obbiettivo dei padroni oggi con più convinzione di ieri , è di togliere di mezzo i rompiscatole e fare lavorare sabato e domenica,senza contratti, guadagnare di più lavorare di più, questa è la loro formula.
io sono pronto alla lotta per i nostri diritti Ferdy.
Le disfatte non hanno mai una sola ragione, esse sono sempre molteplici è variegate, le cause non sono mai accidentali e spesso sono fenomeni che si evolvono nel tempo, ecco perchè i partiti dei lavoratori che nel mondo crescono o resistono all'attacco del liberismo e del populismo destroide, sono quelli che periodicamente sviluppano al loro interno prospettive ed analisi delle evoluzioni sociopolitiche dell'intera classe nel paese e nel mondo. L'analisi è mancata è chiaro, altrimenti tutti i compagni come me che prima del congresso di Rimini (del PRC) chiedevano di non entrare nel governo Prodi,non sarebbero stati così ignoranti. Siamo stati derisi quando dicevamo che dovevamo allora rinunciare a fare una campagna elettorale per noi, ma gli sforzi dovevano essere rivolti a radicarci nei posti di lavoro, osare dando delle soluzioni concrete ai lavoratori sul carovita, problema casa, sulle delocalizzazioni, ci accusarono di buttare il partito verso extraparlamentarismo. Noi Invece sapevamo che il Governo Prodi avrebbe deluso la classe e gli italiani, perchè non c'erano spazi per politiche riformiste visto la crisi mondiale, questo ci avrebbe penalizzato impedendoci di fare quello che noi volevamo un partito di massa. Sapevamo che il sindacato avrebbe deluso gli operai collaborando alla dieta forzata del governo Montezemolo-Schioppa (perchè questo è stato)che la legge 30 non sarebbe stata toccata, che avrebbero messo le mani sul nostro tfr, che le rendite non sarebbero state toccate, e che tutte le risorse guadagnate sarebbero state ridistribuite ai padroni che piangevano per la loro scarsa competitività. Tutto questo era prevedibile, e solo un partito di massa radicato nei posti di lavoro non compromesso con prodi e la sua cricca avrebbe potuto fermare l'assalto alla diligenza. I lavoratori sono rimasti soli, gli unici che se ne sono occupati eravamo noi della rete, qualche cobas e poco altro per essere visibili e credibili e purtroppo spesso compromessi agli occhi dei lavoratori per l'appartenenza politica, per questo più che votare lega o Pdl non sono andati a votare o hanno preferito il voto utile (parlo dei compagni veri logicamente). Oggi dobbiamo ascoltare i lavoratori per ripartire, mandando a casa tutti i dirigenti della Sinistra arcobaleno, e per continuare a crescere, diventare un partito di classe di massa radicato nei posti di lavoro, coerenti con il nostro credo, dobbiamo lavorare il doppio delle merde verdi e il triplo di quelle nere, perchè toccherà a noi chiedere, lavoro stabile, case, salari europei, asili, tenere sui diritti, habbiamo solo un piccolo vantaggio, rispetto a Breda credo invece che come compagni della rete abbiamo un minimo di credibilità e con le nostre posizioni dobbiamo egemonizzare la nuova Rifondazione Comunista che verrà fuori dal congresso di Luglio. Gianplacido Ottaviano deleg. RSU Fiom Bonfiglioli riduttori Bologna Segr. Circolo di fabbrica PRC
Le disfatte non hanno mai una sola ragione, esse sono sempre molteplici è variegate, le cause non sono mai accidentali e spesso sono fenomeni che si evolvono nel tempo, ecco perchè i partiti dei lavoratori che nel mondo crescono o resistono all'attacco del liberismo e del populismo destroide, sono quelli che periodicamente sviluppano al loro interno prospettive ed analisi delle evoluzioni sociopolitiche dell'intera classe nel paese e nel mondo. L'analisi è mancata è chiaro, altrimenti tutti i compagni come me che prima del congresso di Rimini (del PRC) chiedevano di non entrare nel governo Prodi,non sarebbero stati così ignorati. Siamo stati derisi quando dicevamo che dovevamo allora rinunciare a fare una campagna elettorale per noi, ma gli sforzi dovevano essere rivolti a radicarci nei posti di lavoro, osare dando delle soluzioni concrete ai lavoratori sul carovita, problema casa, sulle delocalizzazioni, ci accusarono di buttare il partito verso extraparlamentarismo. Noi Invece sapevamo che il Governo Prodi avrebbe deluso la classe e gli italiani, perchè non c'erano spazi per politiche riformiste visto la crisi mondiale, questo ci avrebbe penalizzato impedendoci di fare quello che noi volevamo un partito di massa. Sapevamo che il sindacato avrebbe deluso gli operai collaborando alla dieta forzata del governo Montezemolo-Schioppa (perchè questo è stato)che la legge 30 non sarebbe stata toccata, che avrebbero messo le mani sul nostro tfr, che le rendite non sarebbero state toccate, e che tutte le risorse guadagnate sarebbero state ridistribuite ai padroni che piangevano per la loro scarsa competitività. Tutto questo era prevedibile, e solo un partito di massa radicato nei posti di lavoro non compromesso con prodi e la sua cricca avrebbe potuto fermare l'assalto alla diligenza. I lavoratori sono rimasti soli, gli unici che se ne sono occupati eravamo noi della rete, qualche cobas e poco altro per essere visibili e credibili e purtroppo spesso compromessi agli occhi dei lavoratori per l'appartenenza politica, per questo più che votare lega o Pdl non sono andati a votare o hanno preferito il voto utile (parlo dei compagni veri logicamente). Oggi dobbiamo ascoltare i lavoratori per ripartire, mandando a casa tutti i dirigenti della Sinistra arcobaleno, e per continuare a crescere, diventare un partito di classe di massa radicato nei posti di lavoro, coerenti con il nostro credo, dobbiamo lavorare il doppio delle merde verdi e il triplo di quelle nere, perchè toccherà a noi chiedere, lavoro stabile, case, salari europei, asili, tenere sui diritti, habbiamo solo un piccolo vantaggio, rispetto a Breda credo invece che come compagni della rete abbiamo un minimo di credibilità e con le nostre posizioni dobbiamo egemonizzare la nuova Rifondazione Comunista che verrà fuori dal congresso di Luglio. Gianplacido Ottaviano deleg. RSU Fiom Bonfiglioli riduttori Bologna Segr. Circolo di fabbrica PRC
Cremaschi, nella Cgil c'è il vuoto, tra i sindacati di base la noia... cosa stiamo aspettando? Prepariamoci allo scontro, Epifani lo ha preannunciato. Organizziamoci... però non "poi vediamo"...adesso!
C'è il vuoto nelle persone solo capaci a dare colpe senza mai guardarsi dentro.quello ke è successo da noi ha dell'incredibile . stavamo proclamando 2 gg di sciopero ( fortunatamente è stato raggiunto l'accordo) x il rinnovo del contratto ,alcuni son venuti e mi han detto ma lo sai ke ci vengono a mancare 100€ in busta? La mia risposta lo sai ke i tuoi vecchi non avevano nulla da mangiare si son fatti anke MASSACRARE per farti avere questi diritti ferie pagate malattia eccc..quello che voglio dire indipendentemete che si possa anke aver commesso errori nel fare sindacato CON ELEMENTI DEL GENERE NON SI VA IN GUERRA QUESTI TI SPARANO ALLE SPALLE non hanno capito ke il sindacato son loro ed è la stessa cosa il non sentirsi stato lo stato siamo noi ..invece ammiriamo il ladro eccc purtroppo è sempre la solita storia finchè si apre il frigor e non si vedono le griglie biache tutte le scuse son di conodo .C'è da ripartire ma serve intelligenza e non emozioni dettate dal momento Red
i finti comunisti a cui piace indossare abiti da milioni, fare chiacchere ma in nome del rischio delle destre appoggiano qualunque nefandezza dei lavoratori... di CGIL-CISL-UIL abbiamo solo da vergognarci... la FIOM, e tutta la sinistra sindacale, non si fanno scrupolo di estromettere i loro elementi più combattivi per non esporsi alle critiche dei loro capi della CGIL... e chi più ne ha più ne metta. quale riferimento di classe hanno i lavoratori che rappresenti realmente i loro interessi? forse è una fortuna che abbia vinto la destra e che tutti questi vecchi parrucconi che si sono inventati il comunismo keinesiano stiano fuori dal parlamento! l'unica strada che hanno ora per esistere e ritornare al conflitto sociale. ma non fidiamoci, chi nasce tondo non muore quadro, il loro obiettivo sarà ancora la poltroncina calda, come quello del 99% dei burocrati sindacali, FIOM compresa, che prima di prendere qualunque posizione pensano se questa non possa fargli rischiare di tornare in fabbrica a lavorare.La liberazione della classe operaia è opera della classe operaia stessa. i nostri dirigenti, i nostri rappresentanti, devono essere espressione delle lotte quotidiane in fabbrica, nei call center, in ogni luogo di lavoro. la democrazia e la partecipazione non vanno solo invocate come una preghiera ma organizzate e ricostruite nei luoghi di lavoro, rimettendo al centro il ruolo decisionale delle assemblee e delle lotte. Le opinioni affisse in bacheca sono troppo deboli rispetto ai grandi mezzi di comunicazione dei padroni. abbiamo bisogno di gente umile, che come tante formiche lavorano quotidianamente e costantemente nel tessuto sociale. La lezione delle elezioni è che i tromboni non servono più. un ultima cosa... ma la rete 28 aprile è fatta da un pastore e tot pecore o e un area di delegati che vogliono rilanciare la lotta in fabbrica? se è la seconda che ho detto mi fanno davvero paura questi elogi a cremaschi, e i commenti pubblicati sul blog in cui si parla con lui. Abbiamo ancora bisogno dei predicatori unti dal signore o di una classe operaia organizzata e cosciente? Non credo che cremaschi voglia fare il burocrate più onesto degli altri, assolutamente, ma dovrebbe essere lui per primo a combattere questa tendenza che mi sembra abbastanza diffusa nella rete. insieme dobbiamo riunire i lavoratori affinche si riappropino della loro potenza... forza compagni, che ci sia un governo confindustriale rosato o uno nerastro cambia qualcosa per i lavoratori? gli ultimi venti hanno ci hanno chiaramente dato la risposta.
La VERA sinistra ha deluso profondamente chi credeva nei suoi valori. A questo problema si aggiungono i finti comunisti che poi si addolciscono cercando di prostituirsi con partiti di centro per cercare solo consensi per andare al potere. C'è troppo marcio, troppe persone incapaci politicamente che vanno avanti solo alle catene di holding che sanno crearsi con i beni comuni, un pessimo esempio è Rutelli che dopo aver spolpato Roma ha la faccia di ripresentarsi ben sapendo che ha un conto aperto con coloro che ha arricchito durante il suo mandato prima di Veltroni che ha proseguito la missione devastatrice. Che disgusto... ce delusione e poi c'è chi si lamenta che le cose scivolano a destra... togliete prima le mele marcie!!!!!!! Povera Roma, povera Italia!!!!!
sembra che l'argomento elezioni appassioni molti e...? ma perchè non si organizza un bell'attivo di delegati combattivi da tutt'italia e cominciamo a parlare di come organizzarci per i prossimi difficili tempi?
Cari compagni vi dico il mio punto di vista, ma credo che al ns. interno bisognerà riflettere ancora molto sul disastro di questi due anni di governo Prodi e sulle ripercussioni che sta avendo sul campo della composizione sociale della destra. Queste elezioni segnalano a mio avviso delle tendenze che investono i sistemi politico-rappresentativi in tutti i paesi a capitalismo maturo con un’accelerazione maggiore di quanto era stato previsto e con delle specificità del tutto italiane così riassumibili:
1) tendenza alla “semplificazione” del sistema della rappresentanza politico-istituzionale, lo sfoltimento della presenza di partiti e partitini, il concentrarsi della rappresentanza attorno a due poli che fanno quasi piazza pulita di tutto il resto, 2) ma che sono, al loro interno, attraversati da profonde contraddizioni (cioè, nel momento in cui la rappresentanza politico-istituzionale affronta dei meccanismi di semplificazione estrema ed estremamente veloce è anche vero che introietta le contraddizioni sociali, i conflitti le tensioni che attraversano queste società a capitalismo maturo, quest’ultime vengono proiettate infatti all’interno di questo schema apparentemente semplificato, cioè ridotto a due che si afferma sul terreno della rappresentanza istituzionale. Tutto ciò qui in Italia si coglie con assoluta evidenza.
Sul versante del centro sinistra il PD di Veltroni dopo le primarie di ottobre fa un operazione in tempi molto accelerati che, al di là dei numeri che non sono esaltanti, fallisce in tutti i suoi obiettivi strategici (conquistare il Nord attraverso alchimie interclassiste, conquistare l’elettorato di centro di Casini e Pezzotta, sottrarre consensi alla destra inseguendola sul terreno della politica securitaria). Nel senso che fa il pieno dei voti alla sua sinistra ma sicuramente non sfonda affatto al centro, non conquista un solo voto in più oltre i confini tradizionali dell’elettorato di centro sinistra, rimane fortemente insediato nelle regioni dove più forte è la presenza negli enti locali degli eredi del PCI e della DC di sinistra, in Toscana in Emilia Romagna, cioè nell’Italia centrale, ma non conquista un solo voto in più nelle regioni del Nord-Est e meno ancora al Sud.
Alla destra dello schieramento politico c’è stato invece questo successo (imprevisto nelle sue dimensioni, dato che molti commentatori avevano immaginato una vittoria sul filo del rasoio per Berlusconi). La realtà che questa è una vittoria segnata dal raddoppio dei consensi elettorali in termini assoluti e in termini percentuali al nord del paese, nel Piemonte, ma soprattutto in Lombardia e Veneto, dove la Lega erode addirittura molto del consenso elettorale del nuovo PDL, dove sicuramente chi è messo peggio è sicuramente AN e questa rinunciataria alleanza che Fini ha deciso di fare con Berlusconi. Come già era stato per 1992, il voto alla Lega fotografa una tendenza con la differenza che allora il contesto registrava la crisi delle strutture rappresentative della I° Repubblica, del sistema dei partiti, del sistema che regolava i rapporti tra impresa e sistema dei partiti fondato sulla corruzione diffusa ed il finanziamento ai partiti in un contesto internazionale che era quello della crisi del sistema bipolare in un mondo diviso in blocchi, con la fine dei vincoli di carattere internazionale che limitavano di fatto la democrazia rappresentativa di questo paese e il voto alla Lega aprì quella crisi del sistema partitico della 1° Repubblica dando per la prima volta voce e rappresentanza alla composizione sociale della piccola e media impresa in particolare e già allora con una grossa componente di protesta di voto operaio. E’ del 1993/94 la ricerca della Fiom Lombardia che segnalava come la Lega fosse il 1° partito per voto operaio e il primo partito fra gli operai delle imprese metal meccaniche nel Nord del Paese.
Oggi il contesto del voto alla Lega non è un ritorno al passato ma è quello per cui questa stessa composizione sociale, che è stata attraversata in entrata ed in uscita dai processi della globalizzazione economica, in entrata, cioè a fronte delle dimensioni che il fenomeno migratorio ha raggiunto nel Nord e del Nord-Est del Paese, dove ormai andiamo a tassi della presenza dei migranti in Lombardia e in Veneto che sono tassi ormai di livello europeo, avvicinandosi a quel livello medio del 10% che è il livello di Francia, e Germania, anche là il fenomeno è stato distribuito in termini di arrivi, d’insediamento e di radicamento di questa presenza , è stato maggiormente diluito nel tempo. In uscita significa poi che proprio questi sistemi in rete della piccola della piccola e media impresa che riorganizza le attività produttive all’interno di sistemi produttivi locali è stato fortemente sollecitato con diverse crisi e diversi momenti di tensione economica ricorrenti in questi anni dai processi di delocalizzazione produttiva, che sono avvenuti in maniera molto differenziata, nel senso che all’interno di questa composizione sociale della piccola e media impresa diversi soggetti si sono ricollocati in maniera diversa a seconda del grado di innovazione, a seconda del rapporto che sono più o meno riusciti a costruire con i mercati globali, sia in termini di mercati di sbocco, cioè in termini di capacità di esportazione, ma anche soprattutto in termini di ricollocazione dei diversi segmenti del proprio ciclo produttivo. Tutto ciò in una gerarchia molto articolata tra vincenti e perdenti. E del resto bastava leggere qualche lucida intervista ad Aldo Bonomi sul Corsera che da anni studia le dinamiche sociali del Nord per capire che l’analisi del voto alla Lega di oggi «non ripetere per l'ennesima volta l'errore che si fa da vent'anni, cioè ritenere sia un soggetto che rimanda solo al passato. Eh no: il leghismo è un fenomeno che sta dentro la globalizzazione e i grandi cambiamenti. Molti si fermano davanti alle parole a effetto, "secessione", "canaglia romana". Invece Malpensa, qui, conta più del Dio Po. E la Lega, più radicata di tutti nel territorio, si presenta come il sindacalismo del nuovo secolo: una forma alta di sindacalismo dei luoghi». Tutto ciò ci fa ben comprendere quanto distante sia il terreno di analisi e comprensione da parte della sinistra nel suo complesso, della nuova realtà della produzione sociale le nuove figure di questa nuova produzione, i loro bisogni i loro desideri, le loro forme di organizzazione. E ancora «Oggi il conflitto non è più solo quello novecentesco tra capitale e lavoro. Il conflitto è tra i flussi della globalizzazione e i luoghi in cui calano: parlo di flussi finanziari come la crisi dei mutui, l'immigrazione, la concorrenza cinese... Cose che piombano in un luogo e lo cambiano. Di qui paure e speranze, più paure che speranze. Il teorico è Tremonti, veda il suo libro: impauriti di tutto il mondo, unitevi!».
Con la crisi del sistema finanziario internazionale (segnalata persino dal FMI) che si sta progressivamente avvicinando e sta mettendo in discussione non solo la disponibilità di reddito dei ceti medio bassi, ma anche il futuro di molte di queste realtà della microimpresa, con i venti della crisi che iniziano a soffiare, rispetto a cui questa composizione sociale ha pur sempre la capacità di annusare l’aria e di capire che cosa sta arrivando, verso quali difficoltà e quali ulteriori processi di gerarchizzazione all’interno del sistema delle imprese stesso si sta andando, ecco che ricompare il voto della Lega come nuova componente di reazione a questa prospettiva, potremmo quasi di “rancore anticipato” rispetto a questa crisi globale che avanza.
Dentro questo contesto, mentre da un lato la lotta all’immigrazione rimane un cavallo di battaglia della Lega, nel corso di questi ultimi 10anni il contesto socio-produttivo e della riproduzione sociale è profondamente mutato rendendo assolutamente inalienabile l’apporto del lavoro di migliaia di migranti che sono ormai strutturalmente necessari. E’ chiaro che gli immigrati oggi sono il primo capro espiatorio e lo saranno ancor di più quando il peso della crisi inizierà a farsi sentire pesantemente sui livelli occupazionali, sulle quote di reddito disponibile ad una qualsivoglia redistribuzione. E qui inizieranno le difficoltà.
Noi abbiamo di fronte uno scenario che dal punto di vista economico-sociale la nostra generazione non ha mai visto, e neanche un paio di generazioni prima della nostra hanno mai visto ne conosciuto. E la Lega è appunto l’espressione di come i settori meno attrezzati, più esposti, più a rischio, quelli che vedono nel migrante un possibile concorrente sul mercato del lavoro si stanno attrezzando. Per cui tutta la tematica sulla “chiusura” verrà declinata in vari modi e in varie forma. Lo si vede anche negli stessi uomini di Berlusconi che alla sensibilità e al rapporto politico con la Lega sono sempre più vincolati: pensiamo ad es. ai ragionamenti di Tremonti quando va a Porta a Porta e spiega che “forse noi vinciamo in questa misura al Nord anche perché siamo stati gli unici ad aver posto all’interno della campagna elettorale il tema della crisi. Cosa che nessuno all’interno del PD si è sognato di fare, e cioè, iniziare a ragionare sul tema della crisi dando delle risposte, che sono di chiusura ad ogni livello ma che si tengono l’un l’altra. Ovvero, la risposta alla globalizzazione esterna sono i dazi (paradossale: i più liberisti che diventano gli alfieri del più radicale protezionismo, di chiusura rispetto al mercato globale), mentre sul lato della globalizzazione interna, cioè sul fenomeno migratorio, il migrante torna presto ad essere additato (ma stavolta in maniera molto meno ideologica e molto più legata alle dinamiche del mercato del lavoro) come il nemico dei perdenti nella competizione globale nella composizione sociale del Nord.
Contrariamente a quanto è indotto a ritenere il senso comune, l’esito catastrofico del voto non chiude affatto ogni esito di possibilità per la sinistra, anzi, personalmente sono convinto che per molti aspetti quello a cui assisteremo nel futuro sarà sempre più una dimensione in cui i nodi sociali diventeranno progressivamente terreno di grandi conflitti e contestazioni di piazza. Questa preoccupazione è assolutamente presente nell’ establishment della borghesia italiana. Bastava leggere all’indomani del 14 aprile l’intervista dell’ex presidente della Repubblica emerito Cossiga, dove col suo linguaggio diretto ammoniva che l’esclusione della rappresentanza della sinistra cosiddetta radicale dall’arena parlamentare rischia di far rinascere il terrorismo. In realtà Cossiga chiama “terrorismo” un problema che loro hanno, cioè, quello per cui la pesantissima sconfitta della sinistra parlamentare (peraltro da pochi annunciata, nel senso che sono stati davvero in pochi a parlare di una Sinistra Arcobaleno che nasceva morta, in un cartello elettorale senza prospettive ne futuro), dal punto di vista dei reazionari intelligenti e visionari alla Cossiga, come uno spazio per il conflitto sociale (e per le forme di radicalità con cui esso potrà esprimersi) maggiore. E’ evidente. Cioè quello che ha detto Cossiga è questo: guardate che l’equivoco bertinottiano, ovvero quel tentativo che c’è stato in questi ultimi anni di spiegare che la rappresentanza politico-istituzionale della sinistra radicale era la proiezione istituzionale della stagione dei movimenti contro la globalizzazione, contro la guerra, ecc., era in realtà, un elemento di limitazione della radicalità, delle potenzialità di rottura dei movimenti e dei conflitti sociali in questo Paese. A dire che quanto detto da Cossiga è la prova del nove di tanti ragionamenti fatti in questi ultimi anni sul ruolo giocato dalla cosiddetta “sinistra radicale” prima e dopo il governo Prodi. La loro paura è infatti la seguente: nel momento in cui viene meno questo equivoco, viene meno l’elemento di “pretesa” rappresentanza politico-istituzionale dei movimenti e dei conflitti sociali più radicali lo spazio che invece c’è nella società per le forme di movimento, per una pluralità di conflitti, è sicuramente maggiore.
Dopodichè sappiamo tutti che lo schema non è mai così semplice, anche se personalmente credo vedremo delle cose molto, molto interessanti nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Anche perché questo spazio che c’è dentro la società, dentro i conflitti, per i movimenti, ha dall’altra parte un assetto governativo che, al di là delle dimensioni del successo dell’alleanza Berlusconi-Lega, è al suo interno pieno di strutturali e intrinseche contraddizioni che sono oggi il tratto comune a qualsiasi governo rispetto alla questione sociale dentro un contesto globale che si presenta sempre più con caratteristiche di obiettiva ingovernabilità che è, come dicono i più grossi analisti, la caratteristica propria dei sistemi economici, politici e sociali di questo inizio del XXI° secolo.
15 commenti:
Non molto da dire, l'Italia è un paese di destra.......ancora......
Se la sono cercata.......hanno promesso molto ai lavoratori e niente è stato mantenuto.
E poi, l'abominevole frase quotidiana dei comunisti " se no cade il governo".......seza commenti.
Chiaro voto di protesta.
Cremaschi, in questi 5 anni hai la possibilità di creare qualcosa, non perdere tempo!!!!
Dire parole ormai è tardi si tratta di tirarsi su le maniche e guardare il giorno dopo positivamente ricominciando dai principi facendo scuola di economia es; se tolgo l'ICI i comuni dove attingeranno i soldi per asili scuole strade illuminazione ecc quello che voglio dire e far ragionare le persone altro es . mi capita un icidente e rimango con qualche andicap se non ho un sistema pubblico ke mi segua chi mi cura .?se non pago le tasse come faccio a mantanere ospedali forze dell'ordine ecc e se faccio in poche parole il discorso da fare è IO LAVORO X TE TU LAVORI X ME è questo che si deve far capire alla gente x avere una pensione dignitosa x i giovani x il futuro
è davvero incredibile che in un paese antifascista come l' Italia non sia stato eletto nessun rappresentante comunista. Politici riflettete e iniziate ad essere coerenti con il vostro elettorato. HASTA SIEMPRE.
giorgio chi scrive e'un lavoratore che e' stato deluso dal sindacato cgil,dalla fiom,e dalla sinistra arcobaleno,ma sopratutto e' stato deluso da tutti i lavoratori delle fabbriche,dei servizi dei call-centre e dal tutto il mondo del lavoro che hanno votato lega pd e pdl credo che tutti loro hanno demolito credo che tu sia la persona piu' adatta per prendere in mano un partito come rifondazione comunista e riportarlo ai suoi valori senza se senza
no comment
Cremashi, io sono con te, avanti con indipendenza e democrazia , credo sia l'unica strada a questo punto percoribile, per salvare il nostro sindacato, gli attacchi che si preannunciano sono durissimi, i padroni stanno già stumentalizzando a loro favore i risultati elettorali , mi riferisco alla sconfitta della sinitra arcobaleno, gli ultimi commenti di Montezemolo parlano chiaro. ricordiamoci che l'obbiettivo dei padroni oggi con più convinzione di ieri , è di togliere di mezzo i rompiscatole e fare lavorare sabato e domenica,senza contratti, guadagnare di più lavorare di più, questa è la loro formula.
io sono pronto alla lotta per i nostri diritti Ferdy.
Le disfatte non hanno mai una sola ragione, esse sono sempre molteplici è variegate, le cause non sono mai accidentali e spesso sono fenomeni che si evolvono nel tempo, ecco perchè i partiti dei lavoratori che nel mondo crescono o resistono all'attacco del liberismo e del populismo destroide, sono quelli che periodicamente sviluppano al loro interno prospettive ed analisi delle evoluzioni sociopolitiche dell'intera classe nel paese e nel mondo. L'analisi è mancata è chiaro, altrimenti tutti i compagni come me che prima del congresso di Rimini (del PRC) chiedevano di non entrare nel governo Prodi,non sarebbero stati così ignoranti. Siamo stati derisi quando dicevamo che dovevamo allora rinunciare a fare una campagna elettorale per noi, ma gli sforzi dovevano essere rivolti a radicarci nei posti di lavoro, osare dando delle soluzioni concrete ai lavoratori sul carovita, problema casa, sulle delocalizzazioni, ci accusarono di buttare il partito verso extraparlamentarismo. Noi Invece sapevamo che il Governo Prodi avrebbe deluso la classe e gli italiani, perchè non c'erano spazi per politiche riformiste visto la crisi mondiale, questo ci avrebbe penalizzato impedendoci di fare quello che noi volevamo un partito di massa. Sapevamo che il sindacato avrebbe deluso gli operai collaborando alla dieta forzata del governo Montezemolo-Schioppa (perchè questo è stato)che la legge 30 non sarebbe stata toccata, che avrebbero messo le mani sul nostro tfr, che le rendite non sarebbero state toccate, e che tutte le risorse guadagnate sarebbero state ridistribuite ai padroni che piangevano per la loro scarsa competitività. Tutto questo era prevedibile, e solo un partito di massa radicato nei posti di lavoro non compromesso con prodi e la sua cricca avrebbe potuto fermare l'assalto alla diligenza. I lavoratori sono rimasti soli, gli unici che se ne sono occupati eravamo noi della rete, qualche cobas e poco altro per essere visibili e credibili e purtroppo spesso compromessi agli occhi dei lavoratori per l'appartenenza politica, per questo più che votare lega o Pdl non sono andati a votare o hanno preferito il voto utile (parlo dei compagni veri logicamente). Oggi dobbiamo ascoltare i lavoratori per ripartire, mandando a casa tutti i dirigenti della Sinistra arcobaleno, e per continuare a crescere, diventare un partito di classe di massa radicato nei posti di lavoro, coerenti con il nostro credo, dobbiamo lavorare il doppio delle merde verdi e il triplo di quelle nere, perchè toccherà a noi chiedere, lavoro stabile, case, salari europei, asili, tenere sui diritti, habbiamo solo un piccolo vantaggio, rispetto a Breda credo invece che come compagni della rete abbiamo un minimo di credibilità e con le nostre posizioni dobbiamo egemonizzare la nuova Rifondazione Comunista che verrà fuori dal congresso di Luglio.
Gianplacido Ottaviano deleg. RSU Fiom Bonfiglioli riduttori Bologna
Segr. Circolo di fabbrica PRC
Le disfatte non hanno mai una sola ragione, esse sono sempre molteplici è variegate, le cause non sono mai accidentali e spesso sono fenomeni che si evolvono nel tempo, ecco perchè i partiti dei lavoratori che nel mondo crescono o resistono all'attacco del liberismo e del populismo destroide, sono quelli che periodicamente sviluppano al loro interno prospettive ed analisi delle evoluzioni sociopolitiche dell'intera classe nel paese e nel mondo. L'analisi è mancata è chiaro, altrimenti tutti i compagni come me che prima del congresso di Rimini (del PRC) chiedevano di non entrare nel governo Prodi,non sarebbero stati così ignorati. Siamo stati derisi quando dicevamo che dovevamo allora rinunciare a fare una campagna elettorale per noi, ma gli sforzi dovevano essere rivolti a radicarci nei posti di lavoro, osare dando delle soluzioni concrete ai lavoratori sul carovita, problema casa, sulle delocalizzazioni, ci accusarono di buttare il partito verso extraparlamentarismo. Noi Invece sapevamo che il Governo Prodi avrebbe deluso la classe e gli italiani, perchè non c'erano spazi per politiche riformiste visto la crisi mondiale, questo ci avrebbe penalizzato impedendoci di fare quello che noi volevamo un partito di massa. Sapevamo che il sindacato avrebbe deluso gli operai collaborando alla dieta forzata del governo Montezemolo-Schioppa (perchè questo è stato)che la legge 30 non sarebbe stata toccata, che avrebbero messo le mani sul nostro tfr, che le rendite non sarebbero state toccate, e che tutte le risorse guadagnate sarebbero state ridistribuite ai padroni che piangevano per la loro scarsa competitività. Tutto questo era prevedibile, e solo un partito di massa radicato nei posti di lavoro non compromesso con prodi e la sua cricca avrebbe potuto fermare l'assalto alla diligenza. I lavoratori sono rimasti soli, gli unici che se ne sono occupati eravamo noi della rete, qualche cobas e poco altro per essere visibili e credibili e purtroppo spesso compromessi agli occhi dei lavoratori per l'appartenenza politica, per questo più che votare lega o Pdl non sono andati a votare o hanno preferito il voto utile (parlo dei compagni veri logicamente). Oggi dobbiamo ascoltare i lavoratori per ripartire, mandando a casa tutti i dirigenti della Sinistra arcobaleno, e per continuare a crescere, diventare un partito di classe di massa radicato nei posti di lavoro, coerenti con il nostro credo, dobbiamo lavorare il doppio delle merde verdi e il triplo di quelle nere, perchè toccherà a noi chiedere, lavoro stabile, case, salari europei, asili, tenere sui diritti, habbiamo solo un piccolo vantaggio, rispetto a Breda credo invece che come compagni della rete abbiamo un minimo di credibilità e con le nostre posizioni dobbiamo egemonizzare la nuova Rifondazione Comunista che verrà fuori dal congresso di Luglio.
Gianplacido Ottaviano deleg. RSU Fiom Bonfiglioli riduttori Bologna
Segr. Circolo di fabbrica PRC
Cremaschi, nella Cgil c'è il vuoto, tra i sindacati di base la noia... cosa stiamo aspettando? Prepariamoci allo scontro, Epifani lo ha preannunciato.
Organizziamoci... però non "poi vediamo"...adesso!
C'è il vuoto nelle persone solo capaci a dare colpe senza mai guardarsi dentro.quello ke è successo da noi ha dell'incredibile . stavamo proclamando 2 gg di sciopero ( fortunatamente è stato raggiunto l'accordo) x il rinnovo del contratto ,alcuni son venuti e mi han detto ma lo sai ke ci vengono a mancare 100€ in busta? La mia risposta lo sai ke i tuoi vecchi non avevano nulla da mangiare si son fatti anke MASSACRARE per farti avere questi diritti ferie pagate malattia eccc..quello che voglio dire indipendentemete che si possa anke aver commesso errori nel fare sindacato CON ELEMENTI DEL GENERE NON SI VA IN GUERRA QUESTI TI SPARANO ALLE SPALLE non hanno capito ke il sindacato son loro ed è la stessa cosa il non sentirsi stato lo stato siamo noi ..invece ammiriamo il ladro eccc purtroppo è sempre la solita storia finchè si apre il frigor e non si vedono le griglie biache tutte le scuse son di conodo .C'è da ripartire ma serve intelligenza e non emozioni dettate dal momento
Red
i finti comunisti a cui piace indossare abiti da milioni, fare chiacchere ma in nome del rischio delle destre appoggiano qualunque nefandezza dei lavoratori... di CGIL-CISL-UIL abbiamo solo da vergognarci... la FIOM, e tutta la sinistra sindacale, non si fanno scrupolo di estromettere i loro elementi più combattivi per non esporsi alle critiche dei loro capi della CGIL...
e chi più ne ha più ne metta. quale riferimento di classe hanno i lavoratori che rappresenti realmente i loro interessi? forse è una fortuna che abbia vinto la destra e che tutti questi vecchi parrucconi che si sono inventati il comunismo keinesiano stiano fuori dal parlamento! l'unica strada che hanno ora per esistere e ritornare al conflitto sociale. ma non fidiamoci, chi nasce tondo non muore quadro, il loro obiettivo sarà ancora la poltroncina calda, come quello del 99% dei burocrati sindacali, FIOM compresa, che prima di prendere qualunque posizione pensano se questa non possa fargli rischiare di tornare in fabbrica a lavorare.La liberazione della classe operaia è opera della classe operaia stessa. i nostri dirigenti, i nostri rappresentanti, devono essere espressione delle lotte quotidiane in fabbrica, nei call center, in ogni luogo di lavoro. la democrazia e la partecipazione non vanno solo invocate come una preghiera ma organizzate e ricostruite nei luoghi di lavoro, rimettendo al centro il ruolo decisionale delle assemblee e delle lotte. Le opinioni affisse in bacheca sono troppo deboli rispetto ai grandi mezzi di comunicazione dei padroni. abbiamo bisogno di gente umile, che come tante formiche lavorano quotidianamente e costantemente nel tessuto sociale. La lezione delle elezioni è che i tromboni non servono più.
un ultima cosa...
ma la rete 28 aprile è fatta da un pastore e tot pecore o e un area di delegati che vogliono rilanciare la lotta in fabbrica?
se è la seconda che ho detto mi fanno davvero paura questi elogi a cremaschi, e i commenti pubblicati sul blog in cui si parla con lui.
Abbiamo ancora bisogno dei predicatori unti dal signore o di una classe operaia organizzata e cosciente?
Non credo che cremaschi voglia fare il burocrate più onesto degli altri, assolutamente, ma dovrebbe essere lui per primo a combattere questa tendenza che mi sembra abbastanza diffusa nella rete.
insieme dobbiamo riunire i lavoratori affinche si riappropino della loro potenza...
forza compagni, che ci sia un governo confindustriale rosato o uno nerastro cambia qualcosa per i lavoratori? gli ultimi venti hanno ci hanno chiaramente dato la risposta.
La VERA sinistra ha deluso profondamente chi credeva nei suoi valori. A questo problema si aggiungono i finti comunisti che poi si addolciscono cercando di prostituirsi con partiti di centro per cercare solo consensi per andare al potere.
C'è troppo marcio, troppe persone incapaci politicamente che vanno avanti solo alle catene di holding che sanno crearsi con i beni comuni, un pessimo esempio è Rutelli che dopo aver spolpato Roma ha la faccia di ripresentarsi ben sapendo che ha un conto aperto con coloro che ha arricchito durante il suo mandato prima di Veltroni che ha proseguito la missione devastatrice. Che disgusto... ce delusione e poi c'è chi si lamenta che le cose scivolano a destra... togliete prima le mele marcie!!!!!!! Povera Roma, povera Italia!!!!!
sembra che l'argomento elezioni appassioni molti e...?
ma perchè non si organizza un bell'attivo di delegati combattivi da tutt'italia e cominciamo a parlare di come organizzarci per i prossimi difficili tempi?
Leonhardt_Rete28Aprile Treviso
Cari compagni vi dico il mio punto di vista, ma credo che al ns. interno bisognerà riflettere ancora molto sul disastro di questi due anni di governo Prodi e sulle ripercussioni che sta avendo sul campo della composizione sociale della destra.
Queste elezioni segnalano a mio avviso delle tendenze che investono i sistemi politico-rappresentativi in tutti i paesi a capitalismo maturo con un’accelerazione maggiore di quanto era stato previsto e con delle specificità del tutto italiane così riassumibili:
1) tendenza alla “semplificazione” del sistema della rappresentanza politico-istituzionale, lo sfoltimento della presenza di partiti e partitini, il concentrarsi della rappresentanza attorno a due poli che fanno quasi piazza pulita di tutto il resto,
2) ma che sono, al loro interno, attraversati da profonde contraddizioni (cioè, nel momento in cui la rappresentanza politico-istituzionale affronta dei meccanismi di semplificazione estrema ed estremamente veloce è anche vero che introietta le contraddizioni sociali, i conflitti le tensioni che attraversano queste società a capitalismo maturo, quest’ultime vengono proiettate infatti all’interno di questo schema apparentemente semplificato, cioè ridotto a due che si afferma sul terreno della rappresentanza istituzionale. Tutto ciò qui in Italia si coglie con assoluta evidenza.
Sul versante del centro sinistra il PD di Veltroni dopo le primarie di ottobre fa un operazione in tempi molto accelerati che, al di là dei numeri che non sono esaltanti, fallisce in tutti i suoi obiettivi strategici (conquistare il Nord attraverso alchimie interclassiste, conquistare l’elettorato di centro di Casini e Pezzotta, sottrarre consensi alla destra inseguendola sul terreno della politica securitaria). Nel senso che fa il pieno dei voti alla sua sinistra ma sicuramente non sfonda affatto al centro, non conquista un solo voto in più oltre i confini tradizionali dell’elettorato di centro sinistra, rimane fortemente insediato nelle regioni dove più forte è la presenza negli enti locali degli eredi del PCI e della DC di sinistra, in Toscana in Emilia Romagna, cioè nell’Italia centrale, ma non conquista un solo voto in più nelle regioni del Nord-Est e meno ancora al Sud.
Alla destra dello schieramento politico c’è stato invece questo successo (imprevisto nelle sue dimensioni, dato che molti commentatori avevano immaginato una vittoria sul filo del rasoio per Berlusconi).
La realtà che questa è una vittoria segnata dal raddoppio dei consensi elettorali in termini assoluti e in termini percentuali al nord del paese, nel Piemonte, ma soprattutto in Lombardia e Veneto, dove la Lega erode addirittura molto del consenso elettorale del nuovo PDL, dove sicuramente chi è messo peggio è sicuramente AN e questa rinunciataria alleanza che Fini ha deciso di fare con Berlusconi.
Come già era stato per 1992, il voto alla Lega fotografa una tendenza con la differenza che allora il contesto registrava la crisi delle strutture rappresentative della I° Repubblica, del sistema dei partiti, del sistema che regolava i rapporti tra impresa e sistema dei partiti fondato sulla corruzione diffusa ed il finanziamento ai partiti in un contesto internazionale che era quello della crisi del sistema bipolare in un mondo diviso in blocchi, con la fine dei vincoli di carattere internazionale che limitavano di fatto la democrazia rappresentativa di questo paese e il voto alla Lega aprì quella crisi del sistema partitico della 1° Repubblica dando per la prima volta voce e rappresentanza alla composizione sociale della piccola e media impresa in particolare e già allora con una grossa componente di protesta di voto operaio. E’ del 1993/94 la ricerca della Fiom Lombardia che segnalava come la Lega fosse il 1° partito per voto operaio e il primo partito fra gli operai delle imprese metal meccaniche nel Nord del Paese.
Oggi il contesto del voto alla Lega non è un ritorno al passato ma è quello per cui questa stessa composizione sociale, che è stata attraversata in entrata ed in uscita dai processi della globalizzazione economica, in entrata, cioè a fronte delle dimensioni che il fenomeno migratorio ha raggiunto nel Nord e del Nord-Est del Paese, dove ormai andiamo a tassi della presenza dei migranti in Lombardia e in Veneto che sono tassi ormai di livello europeo, avvicinandosi a quel livello medio del 10% che è il livello di Francia, e Germania, anche là il fenomeno è stato distribuito in termini di arrivi, d’insediamento e di radicamento di questa presenza , è stato maggiormente diluito nel tempo. In uscita significa poi che proprio questi sistemi in rete della piccola della piccola e media impresa che riorganizza le attività produttive all’interno di sistemi produttivi locali è stato fortemente sollecitato con diverse crisi e diversi momenti di tensione economica ricorrenti in questi anni dai processi di delocalizzazione produttiva, che sono avvenuti in maniera molto differenziata, nel senso che all’interno di questa composizione sociale della piccola e media impresa diversi soggetti si sono ricollocati in maniera diversa a seconda del grado di innovazione, a seconda del rapporto che sono più o meno riusciti a costruire con i mercati globali, sia in termini di mercati di sbocco, cioè in termini di capacità di esportazione, ma anche soprattutto in termini di ricollocazione dei diversi segmenti del proprio ciclo produttivo. Tutto ciò in una gerarchia molto articolata tra vincenti e perdenti.
E del resto bastava leggere qualche lucida intervista ad Aldo Bonomi sul Corsera che da anni studia le dinamiche sociali del Nord per capire che l’analisi del voto alla Lega di oggi «non ripetere per l'ennesima volta l'errore che si fa da vent'anni, cioè ritenere sia un soggetto che rimanda solo al passato. Eh no: il leghismo è un fenomeno che sta dentro la globalizzazione e i grandi cambiamenti. Molti si fermano davanti alle parole a effetto, "secessione", "canaglia romana". Invece Malpensa, qui, conta più del Dio Po. E la Lega, più radicata di tutti nel territorio, si presenta come il sindacalismo del nuovo secolo: una forma alta di sindacalismo dei luoghi».
Tutto ciò ci fa ben comprendere quanto distante sia il terreno di analisi e comprensione da parte della sinistra nel suo complesso, della nuova realtà della produzione sociale le nuove figure di questa nuova produzione, i loro bisogni i loro desideri, le loro forme di organizzazione. E ancora «Oggi il conflitto non è più solo quello novecentesco tra capitale e lavoro. Il conflitto è tra i flussi della globalizzazione e i luoghi in cui calano: parlo di flussi finanziari come la crisi dei mutui, l'immigrazione, la concorrenza cinese... Cose che piombano in un luogo e lo cambiano. Di qui paure e speranze, più paure che speranze. Il teorico è Tremonti, veda il suo libro: impauriti di tutto il mondo, unitevi!».
Con la crisi del sistema finanziario internazionale (segnalata persino dal FMI) che si sta progressivamente avvicinando e sta mettendo in discussione non solo la disponibilità di reddito dei ceti medio bassi, ma anche il futuro di molte di queste realtà della microimpresa, con i venti della crisi che iniziano a soffiare, rispetto a cui questa composizione sociale ha pur sempre la capacità di annusare l’aria e di capire che cosa sta arrivando, verso quali difficoltà e quali ulteriori processi di gerarchizzazione all’interno del sistema delle imprese stesso si sta andando, ecco che ricompare il voto della Lega come nuova componente di reazione a questa prospettiva, potremmo quasi di “rancore anticipato” rispetto a questa crisi globale che avanza.
Dentro questo contesto, mentre da un lato la lotta all’immigrazione rimane un cavallo di battaglia della Lega, nel corso di questi ultimi 10anni il contesto socio-produttivo e della riproduzione sociale è profondamente mutato rendendo assolutamente inalienabile l’apporto del lavoro di migliaia di migranti che sono ormai strutturalmente necessari. E’ chiaro che gli immigrati oggi sono il primo capro espiatorio e lo saranno ancor di più quando il peso della crisi inizierà a farsi sentire pesantemente sui livelli occupazionali, sulle quote di reddito disponibile ad una qualsivoglia redistribuzione. E qui inizieranno le difficoltà.
Noi abbiamo di fronte uno scenario che dal punto di vista economico-sociale la nostra generazione non ha mai visto, e neanche un paio di generazioni prima della nostra hanno mai visto ne conosciuto. E la Lega è appunto l’espressione di come i settori meno attrezzati, più esposti, più a rischio, quelli che vedono nel migrante un possibile concorrente sul mercato del lavoro si stanno attrezzando.
Per cui tutta la tematica sulla “chiusura” verrà declinata in vari modi e in varie forma. Lo si vede anche negli stessi uomini di Berlusconi che alla sensibilità e al rapporto politico con la Lega sono sempre più vincolati: pensiamo ad es. ai ragionamenti di Tremonti quando va a Porta a Porta e spiega che “forse noi vinciamo in questa misura al Nord anche perché siamo stati gli unici ad aver posto all’interno della campagna elettorale il tema della crisi. Cosa che nessuno all’interno del PD si è sognato di fare, e cioè, iniziare a ragionare sul tema della crisi dando delle risposte, che sono di chiusura ad ogni livello ma che si tengono l’un l’altra. Ovvero, la risposta alla globalizzazione esterna sono i dazi (paradossale: i più liberisti che diventano gli alfieri del più radicale protezionismo, di chiusura rispetto al mercato globale), mentre sul lato della globalizzazione interna, cioè sul fenomeno migratorio, il migrante torna presto ad essere additato (ma stavolta in maniera molto meno ideologica e molto più legata alle dinamiche del mercato del lavoro) come il nemico dei perdenti nella competizione globale nella composizione sociale del Nord.
Contrariamente a quanto è indotto a ritenere il senso comune, l’esito catastrofico del voto non chiude affatto ogni esito di possibilità per la sinistra, anzi, personalmente sono convinto che per molti aspetti quello a cui assisteremo nel futuro sarà sempre più una dimensione in cui i nodi sociali diventeranno progressivamente terreno di grandi conflitti e contestazioni di piazza. Questa preoccupazione è assolutamente presente nell’ establishment della borghesia italiana. Bastava leggere all’indomani del 14 aprile l’intervista dell’ex presidente della Repubblica emerito Cossiga, dove col suo linguaggio diretto ammoniva che l’esclusione della rappresentanza della sinistra cosiddetta radicale dall’arena parlamentare rischia di far rinascere il terrorismo. In realtà Cossiga chiama “terrorismo” un problema che loro hanno, cioè, quello per cui la pesantissima sconfitta della sinistra parlamentare (peraltro da pochi annunciata, nel senso che sono stati davvero in pochi a parlare di una Sinistra Arcobaleno che nasceva morta, in un cartello elettorale senza prospettive ne futuro), dal punto di vista dei reazionari intelligenti e visionari alla Cossiga, come uno spazio per il conflitto sociale (e per le forme di radicalità con cui esso potrà esprimersi) maggiore. E’ evidente. Cioè quello che ha detto Cossiga è questo: guardate che l’equivoco bertinottiano, ovvero quel tentativo che c’è stato in questi ultimi anni di spiegare che la rappresentanza politico-istituzionale della sinistra radicale era la proiezione istituzionale della stagione dei movimenti contro la globalizzazione, contro la guerra, ecc., era in realtà, un elemento di limitazione della radicalità, delle potenzialità di rottura dei movimenti e dei conflitti sociali in questo Paese. A dire che quanto detto da Cossiga è la prova del nove di tanti ragionamenti fatti in questi ultimi anni sul ruolo giocato dalla cosiddetta “sinistra radicale” prima e dopo il governo Prodi. La loro paura è infatti la seguente: nel momento in cui viene meno questo equivoco, viene meno l’elemento di “pretesa” rappresentanza politico-istituzionale dei movimenti e dei conflitti sociali più radicali lo spazio che invece c’è nella società per le forme di movimento, per una pluralità di conflitti, è sicuramente maggiore.
Dopodichè sappiamo tutti che lo schema non è mai così semplice, anche se personalmente credo vedremo delle cose molto, molto interessanti nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Anche perché questo spazio che c’è dentro la società, dentro i conflitti, per i movimenti, ha dall’altra parte un assetto governativo che, al di là delle dimensioni del successo dell’alleanza Berlusconi-Lega, è al suo interno pieno di strutturali e intrinseche contraddizioni che sono oggi il tratto comune a qualsiasi governo rispetto alla questione sociale dentro un contesto globale che si presenta sempre più con caratteristiche di obiettiva ingovernabilità che è, come dicono i più grossi analisti, la caratteristica propria dei sistemi economici, politici e sociali di questo inizio del XXI° secolo.
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