Comincia la lotta in difesa del contratto nazionale... Intervieni.

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Sospendeteci tutti

Il provvedimento disciplinare che ha colpito la segretaria generale della Fiom di Milano e altri componenti della segreteria provinciale Fiom è un fatto di una gravità inaudita.
Ciò mentre si calpesta il diritto democratico degli organismi dirigenti e soprattutto dei lavoratori e delle lavoratrici a poter discutere e decidere la linea sindacale dei prossimi anni andando così incontro ad un abbraccio mortale con padroni e Governo.
La Cgil non è mai stato questo.
Ora sospendeteci tutti, perchè non abbasseremo la voce e non verremo meno ad una intransigente difesa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Continueremo a sostenere le nostre ragioni e a lottare per salvare la Cgil dalla pesante involuzione democratica e dalla crisi in cui è caduta.
Esprimo la mia totale solidarietà ai compagne ed alle compagne colpiti/e da questo inaccettabile provvedimento.


Sergio Bellavita
segretario generale Fiom Parma

Anonimo ha detto...

se ci fosse una consultazione democratica con voto della piattaforma, non sarebbe male come proposta

Anonimo ha detto...

Intervento al Comitato Direttivo della Camera del Lavoro della CGIL di Verona, 9 maggio 2008.


Gli argomenti all'ordine del giorno richiedono un non convenzionale sforzo d’analisi da parte di tutti noi, per comprendere le ragioni profonde di una situazione politica ed economica che sta cancellando rappresentanze e ruoli sociali, e non solo quello dei partiti politici.

Naturalmente le ragioni di ciò vanno ricercate lontano nel tempo e nello spazio, e ricontestualizzate nel nostro territorio, nella nostra realtà.

Oggi, però, tralascio quest’ultimo aspetto preferendo affrontare l'argomento principe e più pregnante di significati e di conseguenze per il futuro del sindacato nel suo complesso e in particolare per la CGIL: La riforma contrattuale.

E’ di ieri la notizia del raggiunto accordo fra le tre oo.ss. su una piattaforma, peraltro mai discussa con gli organismi della nostra associazione, e che avrà pesanti ripercussioni sul ruolo e sulla natura del sindacato.

Nulla di tutto ciò era neppure lontanamente presente nelle tesi congressuali che, a due anni dalla loro approvazione nel congresso del 2005, sono completamente disattese.

Correttezza democratica vorrebbe che, a questo punto, si convocasse un nuovo congresso nel quale inserire, come progetto, la “svolta storica” di cui parla il segretario della Cisl Bonanni, del quale, peraltro, non possiamo condividere l’enfasi.

L’analisi della riforma contrattuale parte da un unico aspetto positivo che sta nel riconoscimento unanime che l'accordo del 23 luglio del '93 è ampiamente superato dai fatti e che il suo superamento non va procrastinato oltre.

Il problema salariale dell'Italia, che la vede al 23.mo posto su 30 nella graduatoria dei paesi occidentali ed in ulteriore discesa, la dice lunga sulla gravità della situazione.

Divergono, però, in modo significativo, le soluzioni proposte.

In particolare, la proposta che le tre Confederazioni sindacali ci presentano appare incongrua come un salasso prescritto ad un malato di anemia perniciosa.


Partirò da un dato che è, ormai, patrimonio comune: negli ultimi quindici anni i salari hanno perduto progressivamente il loro potere d’acquisto, ma nel contempo ben 10 punti di reddito sono passati dai salari stessi ai profitti delle aziende.

Per non parlare delle aziende del credito, dove i profitti sono letteralmente schizzati in alto, ma i salari dei lavoratori sono rimasti al palo come tutti gli altri.

Quei dieci punti di reddito altro non sono che produttività non redistribuita.

Certo, in Europa il tasso d’aumento della produttività è, ad oggi, dello 0,84 per cento contro uno 0,54 per cento dell'Italia; ma, a meno che non si voglia sostenere che la causa sta in un minore impegno dei lavoratori italiani o in una loro particolare inefficienza, bisogna riconoscere che il problema sta altrove e cioè nelle aziende, nella loro strutturazione in capitale finanziario e tecnologia, nella totale assenza d’investimenti in ricerca e innovazione.

I nostri capitalisti, grandi, medi, piccoli e piccolissimi hanno fondato le loro fortune grandi, medie o piccole, sugli interventi statali dei decenni scorsi, su condoni previdenziali e contributivi, e, in casi non certo marginali sull'elusione o addirittura l'evasione fiscale.


Il prezzo di tutto ciò è stato sempre pagato dai lavoratori!

Senza dimenticare neppure la grossa fetta del cosiddetto “cuneo fiscale” conferita alle aziende dalla finanziaria 2006.

Tutto ciò mentre i salari si limitavano al recupero dell'inflazione di biennio in biennio.

La crisi di competitività delle aziende italiane strutturalmente e culturalmente arretrate nonché l'assenza di innovazione e ricerca di fronte all'avanzare di una concorrenza variegata sui mercati esteri sempre più invasiva e competitiva non solo sul piano dei prezzi, viene affrontata, dai nostri cosiddetti capitalisti, non sul piano della ricerca di qualità e innovazione, bensì sul piano di una competizione sui costi al ribasso incidendo solo sul costo del lavoro.

Tutto viene rovesciato da sempre sulle spalle dei lavoratori e sul costo del loro lavoro.

Mi pare evidente che una competizione su questo piano è perdente comunque.


Proporre, quindi, come vuol fare il sindacato, in questa situazione, la sterilizzazione, anzi, sostanzialmente la progressiva scomparsa del contratto nazionale a favore di una contrattazione di secondo livello, cioè di un'ulteriore frammentazione della forza contrattuale in un mercato già frammentato dalla precarietà e dal sempre minore tasso di sindacalizzazione e da un sempre maggior tasso di ricattabilità non pare soluzione congrua.

In un mondo di piccole e piccolissime imprese in cui non è neppure applicabile l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, in cui si attinge sempre più al lavoro precario, interinale, nero non è pensabile una forza contrattuale tale da imporre una contrattazione aziendale.


Se ad oggi solo il 30 per cento delle aziende ha un contratto di secondo livello non è un caso di imperizia o negligenza sindacale, ma la certificazione del fatto che nel restante 70 per cento delle aziende è quasi impossibile arrivare alla contrattazione integrativa.

E' vero che la proposta sindacale è articolata anche per territorialità ma è altrettanto vero che la confindustria ha già fermamente negato questa possibilità affermando che questo costituirebbe un terzo livello su cui non è disponibile alla trattativa.

Difficile, quindi, che questo sia per la Confindustria, comunque, un " punto di caduta" ma se anche, in parte, lo potesse diventare quale ne sarebbe il costo di scambio per i lavoratori?

Il gioco vale la candela?

Quanto alla triennalizzazione dei contratti senza un meccanismo di recupero annuale dell'inflazione reale e non semplicemente realistica, si tradurrebbe nell'ennesimo attacco al salario reale e al potere d’acquisto dei salari e dei redditi.

Un esempio concreto è rappresentato dal contratto dei bancari, che in pratica è stato rinnovato con scadenza addirittura quinquennale.

Scaduto nel 2005 e rinnovato nel 2007 avrà scadenza nel 2010.

Fingendo una sua triennalizzazione si ha che per il 2008 l'inflazione attesa e contrattualizzata è dell'1,7 per cento a fronte di un'inflazione reale ad oggi già superiore al doppio, e che sarà recuperata solo nel 2011 nel migliore dei casi, ma più probabilmente nel 2012.


Il punto di forza delle richieste confindustriali è, poi, la produttività.

Ma, nelle condizioni date, si può dedurre soltanto che essa è intesa solo come mero aumento delle ore lavorate, a parità di costi, e dei ritmi di lavoro in strutture sempre più degradate dall'usura delle stesse e dei macchinari, con le conseguenze che, tragicamente, sono sotto gli occhi di tutti nelle morti quotidiane e nella miriade di incidenti sul lavoro.


Certo, la proposta sindacale non si ferma, per il recupero salariale, alla contrattazione di secondo livello, ma si spinge a chiedere allo Stato, quindi ai cittadini, maggiore detassazione e decontribuzione del costo del lavoro.

Una maggiore detassazione e decontribuzione per i lavoratori, posto che poi fosse limitata al mondo produttivo, si risolverebbe in minori entrate dello Stato e quindi minore disponibilità di risorse per il sistema sociale già ampiamente impoverito e ridotto nei servizi essenziali e ancora una volta sarebbero le fasce più deboli a pagarne il prezzo con un ulteriore taglio dei servizi essenziali, sanità, istruzione ecc.

Per quanto riguarda la detassazione degli straordinari, ipotesi da più parti ventilata, sempre ai fini di un recupero salariale, essa diverrebbe incentivo ai lavoratori per lo straordinario, aumentando l'orario di lavoro e i rischi connessi alla sicurezza nonché ad una maggiore deregolamentazione dell'orario di lavoro.

Difficile vedere in tutto ciò un progresso e un miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Un tempo tutto ciò si chiamava "gabbie salariali", cottimo e aumento dello sfruttamento.

Per dirla alla Benedetto Croce " è il passato che s'infutura".


A preoccupare, in questo quadro, è l'abdicazione del sindacato al proprio ruolo di controparte forte nella rappresentanza degli interessi reali e dei diritti fondamentali dei lavoratori, e questo di fronte ad un attacco quanto mai virulento della controparte padronale che induce a confondere gli interessi di quest'ultima parte con gli interessi nazionali.

La confusione di interessi e di ruoli va a scapito della parte più debole nel rapporto di lavoro e di cittadinanza.


E' proprio questo, invece, il momento di mettere in campo tutta la forza contrattuale e conflittuale di un'organizzazione sindacale che rischia, altrimenti, di scontare una grave sconfitta nel proprio ruolo di rappresentanza e punto di riferimento per la salvaguardia e tutela, ai quali non ci si può permettere di abdicare proprio nel momento di un attacco così articolato e generalizzato che ha i connotati di lotta di una classe, quella padronale, contro la classe lavoratrice alla quale, però, si è negata la coscienza di sé.


In Germania le richieste contrattuali vanno da un minimo del 5 per cento di aumento fino al 9 per cento e per contratti annuali e non biennali o triennali.

Mi si obietterà che l'economia tedesca è ben lontana dalla crisi italiana.

Ma è anche facile controbattere che la diversità sta nella parte imprenditoriale più dinamica e capace di cogliere i tempi e i modi delle dinamiche del mercato internazionale ed interno.

Dobbiamo far scontare ai nostri lavoratori le incapacità, le inefficienze e le ingordigie insaziabili dei nostri capitalisti "prenditori"?


L'accordo del 23 luglio '93 va superato ma non nel senso di una riforma contrattuale che, come ripeto, così intesa, rappresenterebbe un salasso praticato ad un malato di anemia grave.

Và superato rafforzando invece il ruolo e le potenzialità di recupero di salari e diritti del contratto nazionale, introducendo meccanismi di recupero del potere d'acquisto reale dei salari e dei redditi anche attraverso una più equa redistribuzione della produttività con il ritorno di parte dei profitti ai salari.

Va, inoltre, superata la precarietà, con una battaglia, di pari forza e convinzione di quella per la difesa dell’art. 18, per l’abrogazione della legge 30 come da tesi congressuali, riportando il contratto a tempo indeterminato come unico contratto fra le parti salvo eccezioni ben delimitate a casi specifici e normati rigidamente.

La conflittualità tra ruoli e interessi diversi è nelle cose e, più che negata, va riconquistata come strumento di riequilibrio tra le parti di un rapporto in cui non vi è parità se non in una finzione funzionale solo alla parte padronale.


C'è un momento per la mediazione un momento per la lotta, la confindustria ha scelto il secondo per portare il suo attacco esiziale. Mediare, ora, a queste condizioni capestro significherebbe una sconfitta, questa sì di portata storica, non solo per i lavoratori ma per tutta l'economia del nostro paese.


Va da sè che, qualora la nostra organizzazione scegliesse, comunque, di perseguire la via della trattativa sulla base della piattaforma proposta essa non può che avere il consenso "informato" di tutti, e solo, i lavoratori attraverso un percorso democratico, che è nella storia e nella natura della nostra associazione come un DNA, di consultazione che, a partire da ogni luogo di lavoro, si sviluppi con tempi e modalità certe e inequivocabili in cui, al centro, vi sia il confronto d’opinioni, anche contrapposte, con pari dignità di rappresentanza.

Solo dopo questa consultazione referendaria, con tutti i crismi del referendum anche dal punto di vista regolamentare, la nostra organizzazione potrà interloquire con le altre Organizzazioni e con le controparti padronali.


Nel caso venisse scelto un percorso diverso dal confronto con i lavoratori, prima di qualsiasi trattativa, significherebbe che questa associazione ha compiuto scelte che la avvicineranno, forse, alle prassi dirigistiche di altre organizzazioni, ma la allontaneranno da una storia e da una prassi che ne costituivano la cifra distintiva che da sempre la legava inscindibilmente ai propri iscritti e al mondo del lavoro in generale e che ne ha fatto, in cento anni, il maggior sindacato italiano.


Giliola Corradi

"Rete 28 aprile nella CGIL per l'indipendenza e la democrazia sindacale".

Anonimo ha detto...

contratto nazionale

cari compagni difendiamo il contratto nazionale anzi deve essere potenziato come non si fa a capire
che per noi lavoratori è speranza di un futuro migliore a salvaguardia dei diritti di un salario dignitoso non lo dico tanto per me visto che sono ormai un anziano metalmeccanico ma per i giovani
mi rivolgo ai metalmeccanici più anziani lottiamo per i giovani e cerchiamo di coinvolgerli
come se fossero tutti dei nostri figli i giovani lavoratori sono il nosto futuro sono la cosa più importante di tutto difendiamoli dallo sfruttamento padronale insegnamoli che il lavoro la dignità la pace l uguaglianza i diritti sociali e civili hanno un valore fondamentale per il quale vale la pena di lottare .

Anonimo ha detto...

Per quanto possa valere, vi esprimo la mia piena solidarietà in questa battaglia per la democrazia sindacale ed il rispetto dei principi.
avv. Luigi Ficarra (Padova)

Anonimo ha detto...

solidarietà e sostegno alla compagna Maria Sciancati e compagni

La R.S.U. FIOM/CGIL della Fincantieri di Trieste esprime piena solidarietà alla Fiom di Milano, in particolare alla compagna Maria Elvira Sciancati e agli altri tre compagni colpiti da un provvedimento disciplinare, a nostro avviso, grave ed inaudito.
La R.S.U. ritiene che debbano essere sempre garantite la libertà e la democrazia all´interno della Cgil, e che il dissenso e le differenze vadano tutelate, soprattutto in questa difficile fase politico-sindacale, senza mettere in atto procedure burocratiche e repressive.
Trieste, 9 maggio 2008
Per la R.S.U.


Marco Gregori
Delegato R.S.U.
FIOM/CGIL
Fincantieri Palazzo della Marineria
Telefono 040/3193704

Anonimo ha detto...

Per quello che vale, esprimo tutta la mia solidarietà alla segreteria della fiom di Milano. E' un lento processo di epurazione che è partito dagli accordi del 23 luglio '93.
Tutte le teste libere e non ricattabili, perchè oneste nel pensiero e nella pratica, sono scomode e oggetto di mobbing.
E' partito un processo di unificazione dei sindacati di base, sabato 17 tutti allo Smeraldo.Un abbraccio fraterno, come si usava un tempo,compagno Mario

Anonimo ha detto...

Il Coordinamento Milanese di Solidarietà "DALLA PARTE DEI LAVORATORI" esprime la propria solidarietà alla segretaria generale della Fiom di Milano, Maria Elvira Sciancati e agli altri tre dirigenti provinciali dell'organizzazione per il atto di intimidazione politica di cui sono stati oggetto.
Il grave momento che oggi vivono i lavoratori italiani richiedono la massima trasparenza e democrazia nelle organizzazioni, la piena libertà di pensiero, di parola, di dissenso.
p. il Coordinamento Milanese di Solidarietà "DALLA PARTE DEI LAVORATORI"
Carlo Parascandolo

Anonimo ha detto...

La RSU I Lavoratori e Lavoratrici Nahizzi Ginosa Ai Lavoratori/ici di Laterza e.p.c. Direzione Aziendale Filca CISL Nazionale Filca CISL Territoriale Feneal #IL Nazionale Feneal VIL Territoriale Fillea CGIL Nazionale Fillea CGIL Territoriale A Tutti i Lavoratori del Gruppo comunicazione Sindacale Raccomandata a mano1E-Mai1 giovedì 8 maggio 2008 Oggetto: solidarietà ai Lavoratorilici di Natuzzi Laterza per la procedura della CIGO. Con la presente le Lavoratrici e Lavoratori dello stabilimento di Ginosa esprimono la loro piena solidarietà ai lavoratorilici dello stabilimento di Laterza dopo la procedura di messa in CIGO ( cassa integrazione ordinaria ) unilateralmente da parte dell'Azienda, prima dell'incontro sindacale fissato per il 13 maggio '08. Tutti i Lavoratori/ici e i dirigenti della RSU auspicano il ripensamento da parte dell'impresa a corrette relazioni sindacali in un periodo di grande crisi del settore. Le RSU in concoinitanza delle Segreterie hanno sempre dimostrato un grande senso di responsabilità verso i lavoratorilici e corrette relazioni verso l'Azienda , relazioni e responsabilità I che l'azienda non mostra in questa situazione che grava sui Lavoratorilici. Auspichiamo con ciò, il ripristino delle corrette relazioni Sindacali e un ritorno alla calma della situazione protesa dall'Azienda. Sicuri di essere stati chiari nell'esprimere la nostra solidarietà i lavoratorilici i dirigenti della RSU porgono unitariamente i Cordiali saluti Per Ricevuta

Anonimo ha detto...

Quando il sindacato è lontano dai lavoratori, i lavoratori non credono né nel sindacato né in loro stessi ed accettano passivamente tutto quanto gli succede



Se siamo a questo punto è colpa di chi ha fatto entrare i partiti politici dentro il sindacato, schierandosi a favore di questo o quel partito



Nuove forme di lotta vanno ideate, gli scioperi falliscono, allora CHE FARE?



ESSERE COME LE AZIENDE, avere all’interno professionisti che sanno capire i bilanci e fanno le pulci alle aziende

Avere professionisti della sicurezza che insegnino ai lavoratori i loro diritti



Salario legato alla Produzione? OK ma trimestralmente il bilancio viene presentato alle OOSS non come informativa, ma come parte interessata al raggiungimento dell’obiettivo e quindi con voce in capitolo



Loro sono più forti, è inutile contrastarli, ma giocare al loro gioco, cercando di mettere le nostre regole



Ciao

Paola Giros

RSU RLS Fiom SIMAV NApoli

Anonimo ha detto...

COMUNICATO STAMPA



Fiom. La Segreteria nazionale conferma la fiducia alla Segretaria generale della struttura di Milano



La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha diffuso oggi il seguente comunicato.



“La Segreteria nazionale della Fiom conferma la fiducia al gruppo dirigente e alla Segretaria generale della Fiom di Milano che, secondo le stesse norme statutarie, continuano a svolgere la loro funzione normalmente.”



Fiom-Cgil/Ufficio Stampa



Roma, 8 maggio 2008

Anonimo ha detto...

Ecco è accaduto!

Cio che sospettavamo potessa accadere si è palesato nel grave episodio della decisione del collegio giudicante della Cgil Lombardia di sospendere per sei mesi Maria Elvira Sciancati, Segretaria generale della Fiom di Milano, per quattro mesi Marcello Scipioni, membro della Segreteria e per tre mesi due funzionari di Sesto San Giovanni, Roberto Zanotto e Marco Verga, per fatti avvenuti il 10 maggio del 2007.

Sostanzialmente la Segretaria della Fiom di Milano è accusata di non aver cacciato da un'assemblea di delegati un lavoratore già espulso dalla Cgil.


La compagna Maria Sciancati, persona politicamente e umanamente limpida e coerente, e il gruppo dirigente provinciale della FIOM che tanto hanno dato alla CGIl vengono trattati, con questa decisione alla stregua di meri "sospetti equivoci" degni di ogni diffidenza.

Pensiamo, però, che il vero motivo non sia il banale episodio accaduto più di un anno fa ma bensi la necessità del gruppo dirigente della CGIL di reprimere con tutti i mezzi, pretesti e in ogni occasione, qualsiasi dissenso interno che sia di ostacolo alla linea liquidazionista della cultura, della tradizione e dell storia della CGIL per avviare un processo di costruzione di un nuovo sindacato unico, (alla Bonanni), che viene imposto nell’organizzazione.

Colpire la FIOM, a partire dai suoi dirigenti, per le sue posizioni espresse nel passato anche recente, dalle tesi congressuali al protocollo sul welfare, e tutto ciò che all’interno dell’organizzazione si muove in controtendenza alla linea di maggioranza (che tra l’altro non fa più nemmeno riferimento a quanto deciso nell’ultimo congresso), diventa un imperativo per rimuovere ogni ostacolo alla costruzione di un nuovo modello sindacale collaterale e coerente con lo sviluppo del progetto politico legato alla nascita del PD.

Per la casta che costituisce il gruppo dirigente della CGIL diventano superflue e non valgono più le regole ne tantomeno lo statuto che dovrebbe garantire la vita democratica dell’organizzazione, il protagonismo e la partecipazione degli iscritti e dei lavoratori.

Le decisoni più importanti vengono ormai prese sopra la testa degli iscritti senza avviare nessun meccanismo di consultazione così come vorrebbe lo stesso statuto più volte a sproposito invocato.

L’imposizione delle decisioni rispetto al nuovo modello contrattuale che modifica il ruolo stesso del sindacato, la negazione di ogni percorso democratico nella formulazione della linea sindacale contrattuale e la repressione del dissenso interno sono tutti aspetti della stessa medaglia e rendono conto di ciò che sta accadendo all’interno dell’organizzazione e come la stessa venga nei fatti, già da oggi, modificata in barba ad ogni deliberato congressuale

Alla Compagna e ai Compagni, fatti oggetto di questi indegni provvedimenti, va la nostra più viva e sentita solidarietà confermando la nostra ferma decisione di difendere storia, cultura sindacale e riferimenti ideali della CGIL contro ogni tentativo liquidazionista.

Rete28aprile FILCEM Lombardia

Anonimo ha detto...

Con alcuni delegati la cgil aveva già cominciato ma...
tutta questa solidarietà non si è fatta sentire! come mai?
Dopo l'auspicio di cremaschi che lo sciopero del 17 novembre del 2006 andasse bene, in molte fabbriche, delegati di varie federazioni cgil, hanno deciso di organizzare e spesso con successo quello sciopero.
nell'immediato la CGIL non ha mosso un dito ma appena ha avuto l'occasione di reprimere, l'ha fatto. E così, approfittando del terrore mediatico del 12 febbraio, non solo ha espulso il sottocritto, ma tutta una serie di delegati che avevano avuto il coraggio di opporsi a una legge finanziaria che per ragioni politiche estranee agli interessi dei lavoratori. più rumore di tutti fece la storia del delegato della Pirelli di settimo torinese, espulso in quegli stessi giorni, che immediatamente ebbe il sostegno di tutta la sua fabbrica con una clamorosa raccolta di firme.
Insomma la strada della pulizia del dissenso in cgil, progettato dalla banda di epifani e quella del futuro PD, è stata intrapresa già un anno fa.
La FIOM, e in particolar modo quella di Milano, decise di non dare una battaglia coerente contro questo attacco, lasciandosi schiacciare nella morsa mediatica della caccia al terrorista in FIOM.
Tolti i delegati più combattivi adesso la CGIL, avviata come è evidente verso l'unificazione a destra del sindacato sotto la bandiera di veltroni e compagnia, va avanti nella guerra di logoramento verso il dissenso interno attaccando proprio quei dirigenti FIOM che più di tutti hanno tenuto la bocca chiusa di fronte alle illazioni verso i metalmeccanici milanesi, non denunciando la chiara prospettiva che aveva l'attacco della CGIL.
E ancora oggi, non vanno fino in fondo nella battaglia ma si aspetta di vedere, sperando che non accadrà, se la CISL starà col PD o no. se no allora niente sindacato unico, e così la FIOM crede di poter continuare a esistere nella CGIL.
attendismo, brutto nei confronti dei lavoratori che credono nella FIOM. La CGIL ha in mano le poltrone e gli stipendi di tutta questi compagni che non ci stanno. Star dentro potrebbe significare accettare questo ricatto, e quindi la "modernizzazione" "amore coi padroni" che il capitale sta imponendo a chi vuole stare nel gioco.
La lotta per la difesa del contratto nazionale va cominciata nelle fabbriche, strutturata, organizzata!
MI sembra ormai più che evidente che le dichiarazioni di contrarietà servano a ben poco.
bisogna unire tutti i lavoratori che non ci stanno, indipendentemente dalla tesserina che hanno in tasca. ma per far questo non bisogna aver paura delle ritorsioni di mamma CGIL, e quindi, per molti se non tutti i funzionari che non ci vogliono stare, non bisogna aver paura di lasciare la vita "difficile" del sindacalista a tempo pieno e tornare a quella più "facile" della Fabbrica.

solidarietà a tutti i delegati e i lavoratori che oltre alle pressioni padronali devono scontrarsi con quelle sindacali.

massimiliano murgo RSU Marcegaglia B. Milano

Anonimo ha detto...

13.5.208

COMUNICATO R.S.U. F.I.O.M. PIAGGIO




ALLA Segreteria Nazionale della Cgil


Al Segretario della Fiom di Milano


Alla Segreteria Nazionale della Fiom Cgil






La Rsu Fiom Piaggio di Pontedera esprime la totale solidarietà ai compagni sospesi della Segreteria Fiom di Milano; considera il provvedimento emanato dalla CGIL sbagliato e pericoloso per la vita democratica in questa organizzazione.


In momenti difficili di confronto interno su questioni importanti per i lavoratori, come la riforma della struttura contrattuale, misure disciplinari di questo tipo sono talmente sproporzionate da sembrarci scorciatoie amministrative al percorso democratico della CGIL.




RSU FIOM PIAGGIO

Anonimo ha detto...

A poche ore dall’avvio del Direttivo nazionale è stata resa nota la sentenza del comitato di garanzia della Cgil Lombardia nei confronti della segretaria generale della Fiom e di altri 3 dirigenti provinciali.
L’ accusata è di non aver cacciato da un’assemblea di delegati un lavoratore già espulso dalla Cgil.
La sentenza non trova giustificazione alcuna.
I tempi della comunicazione non sono neutri, ci troviamo chiaramente di fronte ad un atto di intimidazione politica.
Questo atto autoritario va respinto. Alla segretaria della Fiom di Milano e agli altri dirigenti sospesi va la nostra totale solidarietà e sostegno.
Chi pensa di risolvere i problemi di dibattito e confronto politico con la clava dei provvedimenti disciplinari se ne assumerà tutta la responsabilità di fronte agli iscritti e alla storia dell’organizzazione.
Per parte nostra ci assumiamo la piena corresponsabilità delle decisioni della Fiom di Milano.

Seguono firme di delegati/e e dirigenti sindacali di diverse categorie della Cgil Torino:
Vaccargiu Maria Jole, Passarino Pietro, Zanirato Maurizio, Bolognesi Ugo, Fioccardo Sandra, Costa Giuseppe, Buonavita Francesco, Fonio Maurizio, Logioco Pino, Di Mattia Marco, Galletto Giancarlo, Forneris Andrea, Zagaglia Anna Maria, Passarino Alfredo, Loiacono Pasquale, Minghetti Luigi, Di Lucchio Vincenzo, Ditaranto Donato, Labella Francesco, Cammarata Calogero, Ballistreri Cataldo, Papandrea Rocco, Gardenia Pietro, Braschi Massimo, Baggio Paolo, Arra Vincenzo, Frate Ciro, Perez Gaetano, Ramazzotti Giuliano
Torino 9/05/2008

Anonimo ha detto...

Egregio Signor Bellavita,

ho letto il suo messaggio in difesa della democrazia sindacale, per cui invio anche a lei l’intervento che mi ero preparato per l’assemblea nazionale della Rete 28 Aprile. I problemi per cui è rimasto sulla carta sono spiegati sotto, nel primo messaggio inviato alla rete.
Spero che almeno lei non sia un paladino della democrazia a parole, perché qua purtroppo devo constatare che anche la Rete 28 Aprile non è così democratica come vorrebbe apparire. Mi auguro che sia solo dovuto a contrattempi e difficoltà. Intanto devo però constatare che a me la democrazia non è assicurata troppo.

Buona lettura
Lorenzo

Anonimo ha detto...

Sdrammatiziamo compagni e compagne.

Vi voglio raccontare un aneddoto:

Era una splendida giornata di sole.Giusto quello che ci voleva per effettuare una bella passeggiata in campagna,nell'Appennino Tosco-Romagnolo.
Mentre seguivo il crinale ed ammiravo gli stupendi paesaggi,scorgo dietro un enorme e maestoso faggio,la figura di un uomo che mi sembrava di riconoscere.Proseguo ancora,andando incontro a lui.
Perbacco!!Ma quello é lui,é il mio Segretario.
"Buongiorno Guglielmo!"esclamo,notando nel frattempo il suo strano equipaggiamento:stivali di gomma a coscia alta,una canna da pesca e un contenitore come quello dei pescatori per tenere ami,lenze e quant'altro.
"Buongiorno"risponde"ci conosciamo?"
-"No Segretario,ma sono un tuo iscritto,della FILLEA"
-"Abbiamo trovato davvero una bella giornata per questa gita,non le pare?"
-"Certo,Guglielmo,bellissima!"
-"Stia attento nel proseguire"-continua il Segretario-"dietro quel promontorio c'é una spiaggia,e l'acqua é profonda.Ho fatto una pesca copiosa.Adesso devo andare,arrivederla".
-"Ciao,Segretario,a presto".
E ci incamminiamo per sentieri opposti.
Dire di essere rimasto sbalordito ,é poca cosa!
Alla sera ,rientrato a casa,vado su internet,digito la parola Appennino Tosco-Romagnolo e scopro che centinaia di migliaia di anni fa su quei crinali arrivava il mare e che un fossile di un cetaceo, ritrovato lassù,é custodito presso un museo di Bologna.
Centinaia di migliaia di anni fa...quando l'armonia era totale:
senza padroni,senza operai,senza contratti,senza lotte sociali!
Ma il sindacato?Già,che stupido,non c'era neppure il sindacato,il mio sindacato,la CGIL...un pò come oggi.
Buona pesca Raffaele,buona pesca.

"Mi scusi,mi scusi...,mi chiamo Guglielmo,mi chiamo Guglielmo..non Raffaele"
"Scusa Segretario,ti risaluto,ciao Raffaele".

Un abbraccio a Maria e Massimiliano
BUONE LOTTE

Maurizio Scarpelli

Anonimo ha detto...

RAPPRESENTANZE SINDACALI UNITARIE

Fabio PERINI spa - LUCCA – KPL PACKAGING spa - BOLOGNA

Lucca – Bologna , 14 maggio 2008



La RSU Fabio PERINI di Lucca unitamente alla RSU KPL PACKAGING di Bologna, aziende appartenenti al gruppo Koerber, esprimono la propria netta contrarietà a quanto avvenuto durante il C.D. Nazionale della CGIL del 7 maggio u.s.
In merito alla sospensione per sei mesi dalla Cgil di Maria Elvira Sciancati, segretaria generale della Fiom di Milano, e di altri tre dirigenti provinciali per tre e quattro mesi, sottolineano che tale decisione è stata resa nota proprio poche ore prima dell'avvio di un direttivo che si preannunciava arduo per il futuro della Cgil visto quanto all’OdG in materia di Contratti Nazionali.
Rilevano inoltre come la sanzione, che contesterebbe alla segretaria stessa di non aver cacciato da un'assemblea di delegati un lavoratore già espulso dalla Cgil,
sia collegata a fatti avvenuti un anno fa, il 10 maggio 2007.
Tale decisione, per come formulata ed emessa, è per le scriventi rappresentanze indice palese di un atto di intimidazione politica, e manifesta un metodo intrapreso dai vertici di CGIL teso ad affrontare con metodi e forme autoritarie le distinzioni e il dissenso e che non sono riconoscibili invece ne’ alla cultura dell'organizzazione ne’ ai suoi iscritti.
Le scriventi Rappresentanze si uniscono a tutti coloro che chiedono di respingere tale grave provvedimento chiedendone il ritiro, giudicandolo un maldestro tentativo di normalizzazione e omologazione della politica sindacale di una confederazione che , visti i contenuti delle dichiarazioni dei vertici confederali volte a dare una maggiore rilevanza alla contrattazione di secondo livello anziché a quella Nazionale, dovrebbe invece apprestarsi a contrastare quella che si preannuncia già come una ennesima concertazione a ribasso su un argomento fondamentale come quello del rinnovo dei modelli contrattuali.

Anonimo ha detto...

solidarietà per il lavoratore Di Leo,spero che possa ottenere dei risultati da questo suo gesto.
Credo che bisogna lottare per un forte cambiamento delle attuali politiche sindacali.
Attualmente,intravedo una chiara volontà epurativa nella CGIL,il tentativo di trasformare il più grosso sindacato in un serbatoio di voti e di consenso al servizio di un partito.
Demolire il contratto nazionale equivale a decretare la fine del vecchio modello sindacale,azzerare il concetto di conquista,passare da un sindacato di classe ad uno strumeo di gestione sociale,decentrare il diritto alla rivendicazione per renderla inefficace.
Qualcuno può pensare che non accettare i cambiamenti significa non voler modernizzare il paese,un nostalgico tentativo di blocco evolutivo,non è vero!
Si può cambiare,partendo dai bisogni reali dei lavoratori, guardando i prolemi dall'ottica d chi lavora e fatica,si può cambiare in meglio.

Bruno da Napoli

Anonimo ha detto...

Sabato scorso si è tenuta l'assemblea del sindacalismo di base. Mi hanno detto che l'assemblea ha fortemente cheiesto la creazione di un unico sindacato di massa. A me piace come idea. Credo che la RETE28A, debba levarsi dai venduti della CGIL e essere parte del nuovo sindacato di classe.

Anonimo ha detto...

Esprimo la massima solidarietà al compagno Felice Di Leo,con l'augurio che la sua lotta possa ottenere i risultati sperati.
La lotta di Felice e dei lavoratori della Natuzzi che stanno con lui,è la lotta di tutti noi.
Di tutti gli iscritti e le iscritte della CGIL che credono ancora nei valori del nostro statuto confederale e nei vari statuti di categoria.
Democrazia sindacale e partecipazione dal basso sono valori che appartengono al nostro dna e non permetteremo a nessuno di essere defraudati di questi fondamentali diritti che hanno sempre contraddistinto la nostra organizzazione.

Maurizio Scarpelli
iscritto FILLEA

Anonimo ha detto...

hzbccaIo non credo che uscie dalla CGIL sia tatticamente opportuno,si rischierebbe di fare un favore a chi vuole costruire un grande sindacato al servizio di un grande partito.
Noi tutti abbiamo assistito al tonfo della sinistra arcobaleno,trucidata dal cannibalismo politico dei suoi alleati di coalizione.
La logica della globalizzazione sta portando il suo fetido alito anche nel sindacato.
Le pulsioni epurative attraversano in modo trasversale una certa dirigenza sindacale.
L'unico modo per arginare il quanto è restare esattamente dove ci troviamo.
Fuori dalla CGIL la rete si collasserebbe su se stessa,perderebbe la ragione di esistere,SCOLORIREBBE.
Piccoli ma buoni non si và da nessuna parte,per fare del buon sindacato ci vuole una struttura,un apparato organizzativo ramificato e penatrante,la possibilità di parlare alle folle,una forte capacità di mobilizzazione,
Fuori da CGIL rischieremmo di parlare solo tra noi (quattro chiacchire tra amici).
Detassare lo straodinario è in perfetta logica politica con il CCNL METALMECCANICI appena rinnovato,ALLUNGARE IL TEMPO DI LAVORO,e si sintonizza armonicamente con l'aumento dell'età pensionabile.
BRUNO da Napoli

Anonimo ha detto...

Sconcertato, deluso, senza più niente da sperare! Il provvedimento disciplinare che ha colpito la segreteria gen. della FIOM milanese mi ricorda tanto ciò che è successo qualche anno fa all'UDS (provvedimento preso dal neoeletto Piddino Nerozzi che curava i rapporti con le associazioni sindacaliste studentesche).

Ciò che è successo a mio padre prima(Cosa si fa per licenziare un operaio), a Di Leo e tanti altri lavoratori in tutta Italia è intollerabile!

Mi piacerebbe parlare con qualcuno di Rete 28 aprile per costruire insieme strategie e metodi per far fronte a questi attacchi inspiegabili.
Operaismo e cultura per me,figlio di un operaio, sono di vitale importanza
Quel che fu il Movimento operaio (Carnevale,Rizzotto) non è altro che il muro perverso che blocca le idee e le speranze dei lavoratori!

Vorrei ritrovare almeno la speranza che ci sia un Sindacato portavoce dei bisogni dei lavoratori, cosa che non succede nemmeno nella mia associazione l'UDU,fatta ormai (e abbiamo tutti 21 anni) di opportunisti e miniburocrati.

Ho voglia di lottare,di cambiare e non piangermi più a dosso,rivoglio la voglia di essere in un Paese in cui gente come mio Padre possano dire a voce alta cosa non va in fabbrica consapevole che esiste un Sindacato che lo difenda.

A voi tutti, Carmelo Mannarà (UDU Roma)

Anonimo ha detto...

é davvero incredibile!
signor cremaschi dove sei?
compagni della 28 aprile dove siete?
dove eravate tutti quando si buttavano fuori i delegati della FIOM in analoghe maniere?
quante lettere di solidarietà sono arrivate alla pirelli, alla FIAT, alla Marcegaglia ecc...
Quell'Ugo Bolognesi, esperto e non delegato FIAT Mirafiori, che firma quel documento di solidarietà alla Sciancati quanti ne ha fatti per i delegati che in uno stillicidio quotidiani venivano cacciati dalla FIOM solo perchè avevano opinioni troppo differenti dai capi? Quando il grande compagno Bretto veniva esstromesso dal direttivo che avete detto e soprattutto scritto?
se un posticino in fabbrica da "esperto" vale l'eloquente omertà di vari personaggi dei quali già si intravede la strada, figuriamoci un posto di funzionarietto o di segretarietto...
è necessaria una svolta seria. bisogna avere il coraggio di rompere con chi ci sta mettendo il bavaglio. Fare il delegato in fabbrica deve servire come strumento per favorire la riaggregazione e la lotta operaia, non per stare col culo al caldo e dire qualche cazzata ai giornali per sentirsi la coscienza a posto sapendo che di fatto si accetta di non stare coerentemente dalla parte dei lavoratori.
un certo signor Geer Hamer, che sembra aver scoperto che i tumori possono essere risolti senza farsi ammazzare dalla chemioterapia e tutte le porcherie che l'industria farmaceutica offre in materia, dice una cosa saggissima: è criminale sapere che si sta commettendo un crimine contro l'umanità e non denunciarlo, e comportarsi di conseguenza.
ora la domanda che faccio a tutti, e spero che ci saranno risposte sul blog, è: i lavoratori posso organizzarsi per combattere il cancro dello sfruttamento senza usare chemioterapici e radiocherapici che portano il nome di Guglielmo Epifani, Onorio Rosati, o di qull'altra volgare nazista della Susanna Camusso?
grazie e buon lavoro a tutti

Anonimo ha detto...

indipendetemente da fattori interni sarà dura mantenere in essere tutto ...qualcuno dimentica che al GOVERNO c'è Tutta la P2 il loro vecchio obbiettivo era eliminare il partito comunista ( cosa che avvenuta ma li sian stati bravi noi di sinistra e non Berlusconi nell'autodistruzione)e la CGIL gli altri sindacati son sempre stati dei sottocoda di qualsiasi governo ,Comunque loro ci proveranno ma NOI NON MOLLEREMO almeno spero un caro saluto Red

Anonimo ha detto...

Questo è il discorso che volevo fare al direttivo della FIOMdi COLLEGNO il giorno Lunedì 30 giugno 2008, poi per la scompasa di Massimo ranghino quel giorno si sono svolti i suoi funerali.
CIAO MASSIMO

All’attenzione del Direttivo FIOM CGIL del 30/06/2008
Mi chiedo, e chiedo anche a voi membri di questo direttivo: A quale assemblea, con quale referendum plebiscitario, con quale cappotto di voti, i lavoratori hanno votato e approvato il via libera per la riforma del modello contrattuale???
Come anche evidenziato nel momento di nervosismo alla festa della CISL quando un gruppo di iscritti a quel sindacato ha contestato il ministro del Welfare, con l’ammonimento di Bonanni :”La CISL unisce e non divide” e cioè tutti allineati e coperti, li la democrazia non è mai stata di casa, li al limite si fanno votare gli organi dirigenti oppure al massimo, quando si vogliono rovinare fanno votare gli iscritti. La UIL è da anni alla mercè degli agenti atmosferici e cambia e dice e fa come il vento chiama.

Ma la CGIL…. LA CGIL!!!!

I nostri Supersegretari BonanniEpifaniAngeletti(ma su tutti Bonanni della CISL in testa) non vedono l’ora di mettere le mani sulla nostra contrattazione nazionale. E poi ci domandiamo come mai le categorie (come i metalmeccanici) hanno chiuso frettolosamente contratti da schifo.
Per fortuna non appena chiaro quale fosse l’orientamento dei tre, sulla proposta portata alle categorie da CGIL CISL e UIL sono già arrivati i primi “NO” secchi dalla FIOM, dall’Area programmatica di CGIL “Lavoro e Società” e dalla “Rete 28 Aprile” del nostro compagno Giorgio Cremaschi bistrattato in ogni dove televisivo da politici di sinistra e di destra.
E’ interessante vedere come il dissenso provenga solo e soltanto dall’interno della CGIL. E’ altrettanto interessante notare come gli organi dirigenti di CISL e UIL abbiano approvato il testo senza pensarci su un secondo.

Comunque sia, tutta la situazione non fa presagire niente di buono.

Dalle interviste rilasciate da Bonanni ai giornali emerge chiaramente che è un suo preciso desiderio andare a ridurre il ruolo del Contratto Nazionale a semplice strumento per la definizione delle condizioni minime entro cui le imprese possono accedere all'utilizzo della forza lavoro.
Il punto di Bonanni è che bisogna finirla con "il salario a prescindere" (sua dichiarazione dell'ottobre scorso). In altre parole ritiene che bisogna farla finita con l'assurda propensione dei lavoratori a desiderare un salario che corrisponda almeno alle loro necessità di vita e che bisogna invece tornare a quella sana prassi di collegare il salario al lavoro effettivamente prestato, praticamente alla produttività (modo moderno per indicare il salario a cottimo).

La sua fretta di concludere un accordo con Confindustria, il merito di questo accordo (per altro supercondiviso stranamente dalla stessa Confindustria) non nascono certo da una pressione dal basso, anche perchè ,la pressione che viene dai luoghi di lavoro, ad esclusione di piccole realtà produttive, della quale fa parte anche l’Azienda in cui lavoro, la SOMECAT del gruppo SKF, nelle quali, non si è mai discusso e non si sa nemmeno che c’è in corso questa trattativa, così come ho potuto riscontrare personalmente in assemblea, è semmai quella che si aumentino finalmente le retribuzioni, liberando le dinamiche contrattuali da quei vincoli che in questi anni hanno agito grazie al piano concertativo sostenuto dai sindacati.

Epifani invece ha la sua tattica ben collaudata con il Protocollo del Walfare del 23 Luglio scorso. Preferisce di gran lunga parlare attraverso i mass media (effettivamente in questo momento potrebbe essere rischioso entrare in una fabbrica), sbraita contro la tassazione in busta paga (contro il padronato guai) e accusa lo stato di tassare troppo i lavoratori. Grande Guglielmo, tu si che sai tutto, ti presenti alla festa della CISL e bacchetti il governo perché con l’inflazione al 3,4 % è scandaloso che dichiari un inflazione programmata al 1,7% ti siedi al tavolo con gli altri e ti metti a discutere sui contratti che devono essere fatti con aumenti economici che facciano riferimento all’inflazione prevedibilmente avverabile.
No caro Epifani, non funziona così, perché una persona oculata e che si informa si rende ben presto conto che in realtà la pressione fiscale sulle nostre buste paga non è poi più alta dei lavoratori di Germania e Francia.

Allora quelli come fanno a sopravvivere? Perché i vari Otto, Fritz e Karl non scendono in strada e spaccano tutto? Molto semplice:

Li i sindacati quando c’è da chiedere soldi per alzare le buste paga dei lavoratori non li chiedono allo stato. Ma alle imprese.
Perché vedete, se in questo momento c’è “il caro vita” è perché a forza di privatizzare tutto e regalare i soldi alle imprese si finisce col pagare di più i servizi (però poi ci tolgono l’ICI). Che sono un valore aggiunto alla nostra busta paga.

Io voglio pagare le tasse! Se con le trattenute in busta paga i servizi costano meno allora le voglio pagare. Inutile che i signori del sindacato confederale dicano che mi devono detassare la paga. A che serve??
A che serve pagare meno tasse quando sarò costretto a pagare un’assicurazione per poter accedere alle cure ospedaliere? A che mi serve pagare meno tasse se tutto ciò che mantenevo proprio con queste, viene privatizzato e quindi mi costa di più?

I soldi dobbiamo avere le palle di chiederli alle imprese. Fare in modo che i lavoratori ricevano degli AUMENTI degni di tale nome! Questo fa "IL" SINDACATO.

Le imprese italiane hanno ricevuto ogni tipo di sgravio e molti soldi derivanti dal cuneo fiscale del governo Prodi, per non parlare di benefici portati dal protocollo sul walfare. Secondo i dati OCSE il 10% delle famiglie italiane detiene il 50% della ricchezza e l’altro 50% va al restante 90% di italiani che lo stesso ente dichiara che tra i 30 paesi industrializzati l’italia è al 3°posto come ricchezza prodotta al 27° posto come stipendi dei lavoratori dipendenti.
Se aggiungiamo a questo che da 1993 anno della 1°revisione del modello contrattuale dopo l’abolizione della scala mobile il reddito da lavoro dipendente ha subito un taglio del potere d’acquisto mediamente di circa 7500 euro annui.
Ecco cosa siamo riusciti a fare con la contrattazione aziendale e con la concertazione(danni, danni, danni).
Questo direttivo trova giusto questo? Io NO,NO, e ancora NO.
E poi Montezemolo e Bonanni dicono che bisogna aumentare pure la produttività…..robe da ricovero psichiatrico.

I segretari di CGIL CISL e UIL "presumono" di parlare a nome dei lavoratori, ma no questi stanno parlando in nome loro a me e a chi io rappresento nessuno ha chiesto niente.

Il loro interesse è mantenere intatta una casta sindacale burocratica e pachidermica fatta di servizi e vertenze irrisorie e mediatiche.

Preferiscono di gran lunga gli accordi facili alle lotte difficili. Perché non c’è da salvare i lavoratori, ma vogliono salvare le loro sedie ed i ruoli di un sindacato confederale che fa fatica a tenere “botta” ed a districarsi con le sfide della globalizzazione e del capitalismo sempre più spinto.

E mentre loro discutono di cosa è meglio per i lavoratori (senza discuterne con i lavoratori) si continua a sopportare ogni tipo di affronto alla dignità degli stessi.
Si lavora sempre di più, si guadagna sempre di meno.

E alle volte si muore, nell’indifferenza generale.

Volevo solo ringraziare la mia organizzazione, la FIOM che anche questa volta dimostra che di allineati e coperti noi non ne vogliamo, la nostra forza deve essere la discussione democratica, ma prima di tutto il sostegno dei lavoratori.
Grazie.

Rino Di Domenico
R.S.U. SOMECAT GRUPPO SKF